Economia

La rivoluzione tecnologica arriva in banca e nel borsellino

Ecco come la tecnologia cambia il mondo del credito e facilita le abitudini di tutti noi
IL FUTURO E' FINTECH
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È una una rivoluzione e come tale trascina con sè nel cambiamento ogni cosa. Perchè nell'Era 4.0 a trasformarsi non sono solamente le fabbriche e i processi produttivi, anche le banche stanno sperimentando in prima persona gli effetti del digitale. Tale evoluzione ha un nome ben preciso, fintech, ovvero l'utilizzo della tecnologia dell'informazione nel campo degli strumenti finanziari.

«Gli istituti di credito non devono avere paura di questo mondo perché la vera sfida è saper cogliere le grandi opportunità che il fintech offre - spiega Paolo Gesa, responsabile della divisione business della Banca Valsabbina, durante l'incontro in sala Libretti proprio sul tema della finanza digitale -. Noi stiamo seguendo questa strada, avviando collaborazioni con alcuni dei partner più all'avanguardia in Italia». In un contesto economico in continuo e rapido cambiamento, «dove lo shock normativo sul credito sta spingendo affinché le imprese ricorrano a canali di finanziamento alternativi a quelli bancari», sottolinea Gesa, la partnership con il mondo del fintech è una risorsa quanto mai preziosa.

Da quest'anno la Valsabbina ha stretto una collaborazione con Satispay, la start up che ha rivoluzionato il mondo dei piccoli pagamenti. «Usiamo lo smartphone per fare tutto, perchè non anche per pagare? - sottolinea l'amministratore delegato della società e cofondatore Alberto Dalmasso -. Partendo dalle necessità di ogni giorno, come poter pagare un caffè anche quando non si hanno monete, abbiamo creato uno strumento che ha rivoluzionato il modello distributivo, riducendo al minimo la distanza tra cliente, esercente e società che gestisce il pagamento».

Un'invenzione che ha permesso a Satispay di acquisire sempre più fette di mercato (ha raccolto più di 30 milioni di finanziamenti) «ma che ha richiesto un grande impegno e una forte dose di coraggio - aggiunge Dalmasso -. Io e l'altro fondatore abbiamo rinunciato ad un lavoro ben retribuito e comodo per lanciarci in un progetto in cui credevamo con tutti noi stessi».

Ai privati. Altra esperienza di successo nel campo del fintech è quella di Prestiamoci, società attiva nel capo del peer to peer lending cioè nel prestito tra privati. «A chi decide di aderire alla nostra piattaforma forniamo un portafoglio altamente diversificato, per minimizzare il rischio e massimizzare la resa dell'investimento - spiega Daniele Loro, Ceo di Prestiamoci -. Dall'altro lato invece concediamo prestiti a privati, con rigidi criteri per l'accesso ai finanziamenti». Nel business dei prestiti personali si è inserita anche Banca Valsabbina, stringendo una partnership proprio con la società guidata da Loro.

«Abbiamo avviato un programma per la cartolarizzazione di crediti revolving - racconta Paolo Gesa -, così da poter diversificare la nostra attività, ancora marginale per quanto riguarda il mercato dei privati». Una scelta che s'inserisce nel piano di sviluppo dell'istituto con sede a Vestone, un mix tra sedi fisiche e utilizzo di strumenti digitali.

«La snellezza è l'arma in più del fintech - evidenzia Antonio Dominici, general manager e senior deputy Ceo di ViviBanca -. Nel giro di cinque anni le banche, in numero molto ridotto rispetto al passato, avranno sempre più clienti che si interfacciano unicamente tramite il web». I numeri di questo slittamente dal fisico al virtuale parrebbero confermare questo trend: «Solo nel bresciano siamo passati da 17 a 10 istituti attivi, da 969 a 814 sportelli», afferma Paolo Gesa, e per le banche è giunto il momento di non farsi dominare dal cambiamento ma di coglierne ogni stilla di potenzialità.

 

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