Economia

L’automotive targato Brescia prova ad accelerare sull'idrogeno

Gaboardi: «Bisogna alleggerire le vetture». Il progetto Shine aggrega sei partner sul territorio
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BUS E IDROGENO A BRESCIA
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Per il mondo dell’automotive l’idrogeno non rappresenta una novità. È stato sperimentato praticamente da sempre, ma solo negli ultimi decenni si è iniziato ad investire seriamente in tale asset ed ora «siamo in prossimità di utilizzare questi veicoli su strada». Siamo ormai al varo di un’applicazione concreta, come ha rilevato Saverio Gaboardi, presidente del Cluster lombardo della mobilità, nella presentazione, presso la sede di Brescia Mobilità, del progetto «Shine».

Il modello riguarda l’utilizzo di elettricità prodotta da una piccola centrale idroelettrica a Muscoline (in Valsabbia, a 20 km da Brescia) e prelevata in città, per produrre «idrogeno verde» presso un esistente distributore carburanti multifunzione, col quale vengano alimentati due bus urbani in servizio sul trasporto pubblico locale.

Il quadro

Ma il tema è ampio: si tratta di integrare tutte le tecnologie disponibili (inclusi il metano e biometano, che nell’immediato stiamo già impiegando) e spingere la ricerca per affrontare il passaggio, in una prospettiva non di lunghissimo termine, dall’energia elettrica all’idrogeno. «La prima cosa da fare - rileva il presidente del Clm - è rinnovare il parco veicoli, sostituendo gli Euro 4 con gli Euro 6: già così otteniamo un miglioramento.

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Poi bisogna alleggerire le vetture gravate da un peso enorme di batterie: per ogni 10% di peso che togli, risparmi il 10% di consumo. Il diesel non morirà, in quanto il motore più efficiente che sia mai stato inventato, ma andiamo verso cose nuove: l'elettrico e l'ibrido, area nella quale i decisori pubblici hanno deciso di investire a tutti i livelli.

Poi c’è la parte gassosa, per cui vengono avanzati anche i carburanti sintetici. Ci aspettiamo - sottolinea Gaboardi - che il futuro ci riservi una molteplicità di tecnologia, purché l’energia elettrica sia prodotta con fonti rinnovabili».

Il punto

Il progetto Shine aggrega sei partner, tutti rappresentati nel convegno di ieri: oltre a Clm, Consorzio elettrico Medeghini, Sol, Ferlina, Brescia Trasporti, UniBrescia. Sulle opportunità dello sperimentare il bus a idrogeno, si soffermano Giancarlo Gentilini, presidente Agenzia del Tpl, Ezio Cerquaglia e Claudio Garatti di Brescia Trasporti.

I vantaggi consistono in una guida completamente priva di emissioni di carbonio, assenza di vibrazioni e autonomia di percorrenza di oltre 350 km. Piccolo neo, i costi, ancora estremamente elevati. La transizione può essere una grande opportunità per l’automotive, ma non mancano i rischi per un settore che, nonostante il brusco calo nella produzione, continua ad avere un peso importante sull’economia italiana (93 miliardi di fatturato, pari al 5,6% del Pil).

Fabio Astori, vicepresidente alla Transizione ecologia di Confindustria Brescia, interviene sul tema della neutralità tecnologica: «L’aspetto dell’auto cambierà e noi, come imprenditori, non possiamo che essere favorevoli all’innovazione. Non dobbiamo tuttavia essere costretti ad alimentare la vettura con energia elettrica, ma avere la possibilità di scegliere, sempre nel rispetto del pianeta. Come Federmeccanica - riferisce Astori - abbiamo chiesto assieme alle sigle sindacali un incontro urgente al premier Draghi, perché è prioritario garantire che le aziende rimangano in Italia; se dovessimo spostare tutto l’endotermico all’elettrico, perderebbero il posto 73mila lavoratori, 5-6mila solo a Brescia». Tanto più che ad oggi, nel Pnrr e nella legge di bilancio, nulla risulta per la riconversione dell’industria automobilistica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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