Economia

Intesa Sanpaolo conquista Ubi Banca: adesioni al 71,91%

Le adesioni all'offerta hanno superato la quota del 66,67% che serviva per controllare l'assemblea straordinaria
Il logo di Ubi Banca - Foto Epa/Mattia Sedda © www.giornaledibrescia.it
Il logo di Ubi Banca - Foto Epa/Mattia Sedda © www.giornaledibrescia.it
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Intesa Sanpaolo conquista Ubi Banca con due giorni di anticipo rispetto alla chiusura dell'offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Cà de Sass nel febbraio scorso. Le adesioni all'offerta hanno raggiunto il 71,91%, ben oltre la quota del 66,67% che serviva a Intesa per controllare l'assemblea straordinaria e quindi procedere alla fusione di Ubi.

Che l'operazione stesse arrivando in porto era nell'aria già ieri quando il fondo Silchester, che detiene l'8,5% di Ubi, aveva comunicato l'adesione all'opas. Stamane poi è arrivata anche l'adesione del Car, il patto di sindacato che riunisce alcuni grandi azionisti della banca guidata da Victor Massiah, e si è avuto la certezza matematica. In un solo giorno è stato apportato all'offerta pubblica di scambio e acquisto di Intesa il 28,43% del capitale di Ubi Banca, il dato più alto dall'inizio del periodo di conferimento.


L'operazione taglia il traguardo, anche se tecnicamente si chiuderà il 30 luglio, dopo cinque mesi di confronto aspro. Da una parte Intesa che ribadiva la necessità di creare un grande gruppo europeo da 5 miliardi di euro di utile e dall'altra Ubi Banca che si è opposta in tutti i modi alle nozze con Cà de Sass. Il confronto non è stato privo di segnalazioni alla Consob, all'Antitrust e non ultimo anche al giudice civile. 

Da Intesa più volte è stato ribadito che le nozze tra i due gruppi porterà «potenzialità rilevanti per i territori con la creazione di valore per tutti gli attori coinvolti, non solo i soci». Lo stesso ceo di Intesa, Carlo Messina, ha parlato di «grande progetto per creare un leader europeo». Tutti temi che, in questi mesi, i grandi soci di Ubi hanno respinto, bocciando l'operazione come «ostile e inaccettabile», conveniente solo «per Intesa Sanpaolo».

La svolta è arrivata quando Intesa Sanpaolo ha deciso di rilanciare. Inizialmente l'offerta pubblica di scambio prevedeva 17 azioni di Intesa Sanpaolo di nuova emissione in cambio di 10 di Ubi Banca. Cà de Sass ha poi aggiunto la componente in denaro di 0,57 centesimi per ogni azione, mettendo sul piatto la somma complessiva di 652 milioni di euro. Il rilancio ha praticamente provocato un effetto domino sugli azionisti di Ubi che, in rapida successione, hanno deciso di aderire. Una operazione che gli analisti finanziari hanno ritenuto «irrinunciabile». Ed è subito dopo l'arrivo della componente cash che, begli ambienti finanziari, è prevalso l'ottimismo sulla riuscita dell'operazione.

Le nozze tra le due banche, secondo le previsioni, porterà a numeri molto significativi. L'ammontare degli impieghi sarà di circa 460 miliardi di euro; il risparmio che gli italiani affideranno alla nuova banca supererà il valore di 1,1 trilioni di euro, i ricavi saranno pari a 21 miliardi di euro. Risultati che saranno ottenuti, secondo il progetto di Intesa Sanpaolo, facendo leva sul «resiliente modello di business incentrato su Wealth Management e Protection».

Quello che nasce è un «campione italiano - leader a livello continentale, grazie alla posizione di settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di borsa dell'Eurozona», ha più volte ribadito Carlo Messina, nel corso dei mesi scorsi. Con l'arrivo di Ubi in Intesa Sanpaolo, quest'ultima dovrà rispettare le condizioni poste dall'Antitrust che prevedono la cessione di 532 filiali a Bper, così come è stato già concordato nei mesi scorsi. Una operazione che sarà realizzata sempre particolari problemi, considerato che Cà de Sass ha ora il controllo dell'assemblea straordinaria della banca guidata da Victor Massiah.  

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