Economia

Insegnare italiano in Uzbekistan: se amate le sfide fatevi avanti

L’opportunità è offerta dal gruppo Al-Beruniy International School che opera in collaborazione con la Industrial Frigo di Calcinato
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È certamente lontano, l’Uzbekistan è però uno dei più importanti e affascinanti Paesi sulla via della seta, e l’occasione è ghiotta per chi giovane (o meno) volesse mettersi in gioco ed insegnare al progetto scolastico del gruppo Al-Beruniy International School. Un progetto che vede i programmi declinati in tre lingue: inglese, russo e italiano. Anche italiano poiché il progetto è stato costruito in partnership dal manager locale Ulugbek Rasulov con Roberto Penocchio titolare della Industrial Frigo di Calcinato. Il gruppo Al-Beruniy attualmente si compone di 4 plessi scolastici nella capitale e uno a Namangan, per un totale di 1.000 studenti, 100 insegnati e 30 persone dello staff. A breve saranno aperti altri 5 plessi in varie zone del territorio Uzbeko. Tutti gli istituti propongono il percorso scolastico completo dalla materna sino alle superiori, con particolare attenzione alle materie multidisciplinari scientifiche Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), per offrire ai propri alunni le migliori opportunità didattiche, spendibili in un mondo ormai globalizzato.

L’invito è interessante, lo testimoniano Flavio Gusmini, 66 anni di Ghedi, e Andrea Mattei, 25 anni di Lonato; la loro esperienza iniziata alcuni mesi fa terminerà a giugno. Per Gusmini, perito elettrotecnico di provenienza Itis Castelli, andare in Uzbekistan ha significato raccogliere una nuova sfida. «Da due anni -racconta- ero uno dei tecnici di Industrial Frigo che lavoravano a Ice City la città del ghiaccio realizzata due anni fa a Taskent dall’azienda bresciana. Tornato in Italia per seguire altri progetti, ecco la proposta di ripartire come insegnante di italiano, scienze e tecnologia nell’equivalente della nostra scuola media. Una vera sfida che sin dall’inizio mi ha entusiasmato e stimolato, perché questi alunni sono brillanti e curiosi di apprendere cose nuove e, respirare la nostra cultura. In questo momento sto costruendo una serra di 10 metri di diametro che richiama la forma della terra, dentro saranno realizzati laboratori di innesto di piante, per capire come sfruttare al meglio il suolo molto arido del paese, simulando condizioni di vita simili a Marte. Ritengo che soprattutto per i nostri giovani neodiplomati o neolaureati, ma anche persone più mature, sia una nuova esperienza molto interessante, che rappresenta certamente una opportunità lavorativa e di crescita personale».

Dello stesso avviso anche il giovane Andrea Mattei, di professione geometra, che ha abbandonato il suo lavoro in un’azienda di costruzioni. Nel suo caso la leva principale è stata la voglia di viaggiare, la curiosità di vedere nuovi mondi e relazionarsi con nuove culture.

«Insegno ai bambini di elementari e medie scienze, tecnologia e matematica, calandoli nel mondo reale, con un’attenzione particolare alla salute del nostro pianeta» spiega. Chi volesse saperne di più può inviare una mail a info@abis.education.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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