Economia

«Il prezzo è basso»: Il Grana dichiara guerra ai tarocchi

Nel 2017 vendite su dell’1,7% ma un «10 mesi» in negozio costa solo 6,10 euro al kg: prezzo minimo da 8 anni
I numeri. Nel 2017 vendute quasi 5 milioni di forme
I numeri. Nel 2017 vendute quasi 5 milioni di forme
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Le vendite vanno e bene. Il Grana Padano resta il formaggio Dop più consumato al mondo con le sue 4.940.054 forme, 1,8 milioni delle quali vanno all'estero (è circa il 40% con una crescita del 2,5%).

La crescita complessiva del 2017 è stata quindi dell'1,7% e il valore lordo, stimato dal Consorzio, si arrampica a 1,3 miliardi di euro. Uno spettacolo? Però i soci del Consorzio del più importante formaggio italiano (tanto più importante in Lombardia dove è la spina dorsale della tenuta della produzione agricola) non avevano esattamente un'aria felice e l'assemblea che li ha riuniti a villa Tassinara di Rivoltella era infatti una assemblea straordinaria. L'assemblea ordinaria di bilancio è in programma per la fine del prossimo aprile.

Cosa non va? Il prezzo. Dice la Coldiretti che le quotazioni del Grana Padano hanno toccato a gennaio il livello più basso degli ultimi 8 anni, attestandosi a 6,10 euro al kg per 10 mesi di stagionatura, per prodotto, si intende, marchiato. Che succede? Uno dei problemi è l'aumento della produzione di latte che, secondo l'assessore regionale Gianni Fava, è stata nel 2017 in Lombardia del 4,5%, ben oltre la crescita delle vendite di formaggio.

«Attacco tenaglia». Ma l'allarme è scattato soprattutto per quello che la Coldiretti definisce «un attacco a tenaglia» condotto da una parte dai falsi prodotti all'estero e dall'altra dalle copie similari prodotte in Italia. Secondo Coldiretti l'attacco a tenaglia vale un miliardo di euro di perdite. Il prezzo di 6,10 euro, sceso dagli oltre 8 euro di inizio 2017, è un prezzo di soglia. Grazie alle elevate quotazioni del burro (beneficiato dalla polemica sull'olio di palma), le aziende potrebbero anche non andare in rosso, ma siamo al limite. L'assemblea, guidata dal presidente Cesare Baldrighi e dal direttore Stefano Berni, ha messo sul tavolo qualche proposta, peraltro meno eclatante di quanto atteso. Una misura è stata chiesta al Ministero che dovrebbe imporre ai supermercati di proporre il prodotto marchiato distante da quello generico (si fa già con i panettoni).

Sul fronte del marketing il presidente propone interventi sul pakaging per aumentare la distinzione tra Grana vero e copie del famoso formaggio. L'iniziativa dovrebbe valere sia per contrastare le imitazioni fatte all'estero (i vari Parmesan) che i similari prodotti in Italia. Il Consorzio pensa di avere il nemico in casa e che a produrli siano anche suoi associati. Così annuncia, per vero in modo un po' vago, che all'assemblea di aprile proporrà una modifica statutaria che renda più difficile ai soci fare una doppia produzione. Il consorzio vuole «valutare la possibilità» di introdurre regole più restrittive, di quelle, già rigide, in vigore. Solidarietà.

L'assemblea è stata anche l'occasione di ufficializzare una bellissima iniziativa: consegnare alla Fondazione Rava il ricavato della vendita delle forme di Grana prodotte durante Expo 2015. Un simbolico assegno di 80 mila euro, arrotondati subito a 100 mila, è stato consegnato a Maria Vittoria Rava per l'ospedale di Haiti. Un aiuto che ha colto un bisogno reale, tanto che la stessa Rava ha ammesso di avere in pratica già speso la somma.

Una occasione è stata offerta anche all'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava che, non essendo più candidato dalla Lega, si è congedato dopo 5 anni di gestione di cui si è detto assai soddisfatto. Con un annuncio finale che, ha detto Fava, era l'ultima promessa da mantenere: anche Bresciangrana di Cignano di Offlaga ha gli aiuti che le spettano post terremoto 2012. L’azienda, era rimasta a secco perché Offlaga non era considerata zona terremotata. Peccato che a Bresciangrana siano cadute 27 mila forme con un danno di 5 milioni di euro. Avrà un risarcimento come i colleghi mantovani, anche se in ritardo.

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