Il gruppo Camozzi si rafforza negli Usa e fonda un’academy

Capitale internazionale di relazioni economiche e scientifiche, città moderna e sempre più importante, Milano continua ad avere una sua alta attrattività che se nelle stagioni del miracolo economico, grazie all’offerta di lavoro manuale, si riassumeva nel detto «A Milan gh’è ’l pan» oggi invece attrae nuove menti fresche, culture, professioni e sensibilità. Attrattività che si basa su università pubbliche e private, su 190.000 studenti futuri lavoratori, sulle sedi diplomatiche di ambasciate e consolati e sulla presenza di 90 multinazionali con oltre un miliardo di fatturato: un humus che ha spinto il gruppo bresciano Camozzi a scegliere Milano come sede sociale e dell’academy aziendale «in cui - ha detto ieri il presidente della società Lodovico Camozzi - far crescere le persone» all’interno di quel pensiero globale che per il filosofo Edgar Morin è l’intelligenza che oggi serve a capire ed affrontare i problemi.
Problemi non solo socio filosofici, ma sempre più tecnici e industriali in una realtà come Camozzi che produce componenti e sistemi innovativi per l’automazione industriale, presente come protagonista nei sistemi integrati dell’Iot e che negli anni ha allargato la propria operatività alle macchine utensili di grandi dimensioni.
L’academy sta crescendo a Rubattino dove un tempo c’era l’Innse e poco lontano l’Innocenti produceva la Lambretta, entrambe culla, come Bicocca e Sesto San Giovanni, di posti di lavoro e oggi di nuove professioni e nuove culture «nelle quali migliorare le abilità - ha aggiunto Lodovico Camozzi - ed esaltare conoscenze trasversali e sensibilità individuali». Sempre a Milano il gruppo ha dato vita a Camozzi Research Center (che presidia e valorizza 565 registrazioni di brevetti del gruppo e dove la società lavora con università e enti di ricerca internazionali) ed a Camozzi Innovation Network che collabora per le scienze della vita (settore cresciuto del 5% ma con uno sviluppo sul 2019 del 250%) e l’aerospaziale con istituti universitari enti di ricerca.
Quanto all’Academy «in essa intendiamo capitalizzare conoscenze, metabolizzare e sviluppare - ha aggiunto Lodovico Camozzi - le strategie d’impresa» di un gruppo (11 aziende e 25 siti produttivi, 40 filiali e centri di assistenza e 50 distributori esclusivi) che ha riattualizzato lo storico invito di McKinsey Quarterly («Plasmare il futuro del manifatturiero») per dare una nuova forma alle proprie attività facendo sintesi tra lavoro, logistica, ricerca, oltre che per le e tecnologie dell’informazione della comunicazione cui il gruppo pone un’attenzione giustamente ossessiva e che trova ragione nel negli oltre 250 attacchi hacker quotidiani respinti da uno scudo protettivo con tecnologia israeliana.
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Tutto questo senza distrazioni dalla centralità delle fabbriche: a Rockford nell’Illinois è in fase di realizzazione un ampliamento dello stabilimento della controllata Ingersoll (macchine utensili additive e sottrattive per aerospaziale, difesa, energia e per i settori della meccanica pesante) che - dopo un investimento di 20 milioni di dollari - sarà pronto a novembre. Camozzi ha chiuso il 2020 con ricavi consolidati per 414 milioni (455 nel 2019) di cui l’80% all’estero (53% paesi Emea, 16% America, 11% area Apac e Italia 20%). Il margine operativo lordo è stato di 78 milioni (19% dei ricavi) con una crescita cui hanno contribuito numerosi progetti trasversali che hanno permesso una maggiore efficienza e un risparmio dei costi.
19 milioni l’utile netto e 63 milioni il flusso di cassa (+55%). Dopo il forte investimento (59 milioni) del 2019 nello stabilimento di Polpenazze, 33 milioni gli investimenti tecnici del 2020, mentre quelli in ricerca sono stati pari a 12 milioni, il 3% dei ricavi. 2.731 i collaboratori «cui va - ha concluso il presidente - il nostro ringraziamento per l’impegno dimostrato durante l’emergenza Covid».
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