Economia

Il caro energia riprogramma le fonderie: colate nel weekend

Ariotti: «Bolletta mensile raddoppiata, insostenibile». Pasini e Brunori: «Manca una politica energetica»
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ENERGIA, COLATE NEL WEEK END
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«Siamo molto preoccupati dagli effetti del caro energia, ma non meravigliati». Ruggero Brunori, l’amministratore delegato di Ferriera Valsabbia, sintetizza con una frase lo stato d’animo che vive il mondo della siderurgia. L’acciaieria di Odolo in questi giorni è ferma. Verrà «riaccesa» il 18 gennaio. «L’energia non c’entra, stiamo installando nuove presse-ceste, un investimento importante che ci permetterà di pressare il rottame in modo più omogeneo, risparmiando tempi morti e soprattutto energia».

Fragili e vulnerabili

A dicembre il sito di Odolo ha staccato più volte l’interruttore e fermato gli impianti, per cinque-otto ore al giorno, sfuggendo dai picchi di prezzo dell’energia monitorati dall’«energy manager», sempre presente in azienda. «La verità è che all’Italia manca, da almeno 20 anni, una politica energetica nazionale - chiosa l’imprenditore valsabbino -. Il Paese è in balia delle turbolenze geopolitiche che ci rendono fragili e vulnerabili». Per Brunori è indispensabile un’accelerazione sul tema «se vuole mantenere in Italia la manifattura» e guarda al nucleare come risorsa: «C’è stato un referendum sul tema, ma gli slogan hanno avuto il sopravvento; i cittadini hanno detto no al nucleare senza avere la consapevolezza delle conseguenze del voto».

La politica energetica nazionale: questo è il nodo da sciogliere anche per il leader del gruppo Feralpi, Giuseppe Pasini: «C’è una contraddizione nel modo in cui la politica italiana e l’Europa affrontano questo problema. La scelta di uscire dal nucleare ha pesato moltissimo in termini di tariffe elettriche e crescita della manifattura italiana: pagavamo il 40% in più rispetto ai concorrenti di Francia e Germania». «La scelta dell’Italia è stata puntare sulle centrali a turbogas. Ma oggi siamo sottoposti ai ricatti geopolitici, il rischio è di produrre fuori mercato».

Il nucleare può essere una alternativa? «Non nel breve termine. Il problema va risolto oggi, non tra 5 o 10 anni. Il gas resta una fonte di transizione necessaria per il Paese, indipendentemente dalla tassonomia europea ancora in corso di discussione. E oggi il problema si risolve riaprendo i giacimenti di gas italiani, come dice il ministro Cingolani. Dobbiamo essere meno dipendenti dalla Russia».

Lo slalom dei piccoli

È tutto il mondo della sidermetallurgia a soffrire. Alcune aziende hanno potuto godere del «blocco» delle tariffe nel corso 2021, ma ora sono dolori. I bresciani sono resilienti; gli imprenditori non sono rimasti con le mani in mano, si sono ingegnati e sono andati alla ricerca di opportunità risparmio spostando le produzioni nelle fasce orarie in cui la corrente è meno costosa o nei week-end, con il benestare dei lavoratori. «Abbiamo spostato le colate dai giorni feriali a quelli festivi», dichiara Roberto Ariotti, presidente di Fonderie Ariotti di Adro, che è anche alla guida del Comitato esecutivo delle fonderie europee.

«Il sistema così non può reggere - spiega -. Siamo giunti a un punto critico: la maggiorazione delle spese di produzione non potrà più essere assorbita dalle imprese, ma dovrà essere scaricata sui prodotti e ciò significa il rischio di un grande aumento dei prezzi finali, che ridurrà il potere di acquisto delle persone». Per la fonderia di Adro il conto rischia di essere salatissimo: «La nostra bolletta mensile è passata da 200 a 400 mila euro al mese. Ma i contratti del 2021 prevedevano una quota a prezzo fisso: dal 2022 questa agevolazione non ci sarà, gennaio sarà molto peggio». «Gli imprenditori non possono stare in balia dei ricatti geopolitici». E ancora, conclude Ariotti : «Chi produce da rinnovabili non ha subito incrementi del gas, bisogna tenerne conto».

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