Economia

Gruppo Hug: giù il fatturato, ma sale l’utile grazie ad economie di scala e materie prime

Ricavi a 475 milioni (-17%), i profitti invece crescono dell’1,2% a 35,9 milioni. Investiti altri 35 milioni
Gabriele Gnutti con Umberta Gnutti Beretta © www.giornaledibrescia.it
Gabriele Gnutti con Umberta Gnutti Beretta © www.giornaledibrescia.it
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Il 2023 è stato un anno molto complesso per le aziende del comparto sidermetallurgico. La congiuntura economica negativa, accentuata dalle crisi geopolitiche, ha colpito senza distinzione tutti i comparti e nella parte finale dell’anno si è accanita sulla nicchia della barra d’ottone. Per Holding Umberto Gnutti di Roncadelle, questo si è tradotto in un calo del fatturato del 17% rispetto al 2022: l’esercizio si è così chiuso con ricavi consolidati pari a 475 milioni (era di 573 milioni nel 2022).

Ad un anno dalla morte dello storico presidente Giorgio Gnutti (il primo anniversario cade il prossimo 10 giugno) si è svolta ieri l’assemblea degli azionisti della holding guidata da Umberta Gnutti Beretta e dal fratello Gabriele Gnutti.

La radiografia

Hug è un gruppo articolato e fortemente internazionalizzato, con stabilimenti in Italia, negli Stati Uniti ed in Canada; controlla la Almag, che a sua volta controlla l’immobiliare Pestim, la Brawo ed ha una partecipazione nella venezuelana Vetramet. La Almag, ricordiamo, produce barre d’ottone piene e forate in tre siti produttivi a Roncadelle e Lumezzane (la ex Berna Ernesto) ed è storicamente considerata fra i leader del mercato europeo del settore per volumi, livello di servizio e qualità di prodotto. La Brawo - anche attraverso le controllate, Emmebi e Brawo Usa e Lofthouse in Canada - è una delle principali realtà nella produzione, in subfornitura, di particolari in ottone ed alluminio stampati a caldo e successivamente lavorati meccanicamente.

Efficienza e materie prime

Nonostante la congiuntura negativa ed il conseguente calo del fatturato, il gruppo ha chiuso l’esercizio con una crescita dell’utile dell’1,2% a circa 36 milioni, anche per un calo di circa il 12% degli ammortamenti connesso al minore impatto dell’operazione di rivalutazione dei beni d’impresa effettuata alla fine del 2020.

«I risultati sono in linea con il budget che ci eravamo dati - spiegano i fratelli Gnutti - e questo grazie alle costanti economie di scala, al continuo efficientamento degli impianti e ad una attenta politica di acquisto delle materie prime». Il gruppo in questi anni ha fatto grandi investimenti nell’automazione degli impianti e nella digitalizzazione del processo che consente oggi una completa tracciabilità e controllo dei prodotti. Sul fronte materie prime il 2023 è stato caratterizzato da una discreta volatilità. Al picco registrato in apertura d’anno è seguito un calo in primavera e un trend costante nell’ultima parte dell’esercizio. Con segno opposto rispetto al 2023, c’è stato questa volta l’impatto positivo generato dalla cosiddetta «isteresi temporale», ovvero la variazione del costo d’acquisto delle materie rispetto al valore indicato sui contratti fatturati e sottoscritti antecedentemente.

Investimenti

Nel 2023 il gruppo ha investito 35 milioni per nuovi macchinari e per rafforzare l’impegno nella tutela dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro. La posizione finanziaria netta è passata - grazie ad una oculata gestione dei magazzini - da una situazione debitoria di 50 milioni nel 2022 ad un saldo attivo di circa 32 milioni. Il Patrimonio netto consolidato è cresciuto ed ammonta a 460 milioni. E il 2024? Dopo i primi mesi di ripresa, l’arrivo della primavera ha riportato i volumi di vendita sostanzialmente in linea con l’esercizio precedente.

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