Economia

Green, sane e sociali: grandi imprese anche più sostenibili

A Brescia si registra un ritardo delle Pmi. Si è fatto molto soprattutto sui temi ambientali
La presentazione della ricerca in un’aula del nuovo Campus in via della Garzetta -  © www.giornaledibrescia.it
La presentazione della ricerca in un’aula del nuovo Campus in via della Garzetta - © www.giornaledibrescia.it
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Bene le aziende di grandi dimensioni, anche se molto resta ancora da fare. Sono invece in ritardo le medie e soprattutto le piccole. Le imprese bresciane hanno intrapreso la strada della sostenibilità, ma con una marcia diversa. La dimensione, e quindi la maggiore capacità finanziaria e strutturale, fa la differenza.

La sostenibilità deve’essere ambientale, economica, sociale. Per un’azienda significa essere green, con un bilancio sano, ben inserita nel territorio a beneficio dei dipendenti e delle comunità locali. La sostenibilità favorisce la salute finanziaria di un’impresa, e viceversa. D’altra parte, chi investe di più sul green si impegna molto anche sugli aspetti sociali.

Sono alcuni degli elementi che emergono dalla ricerca firmata da Davide Fedreghini, Tommaso Ganugi e Daniela Bragoli per l’«Osservatorio imprese sostenibili» nell’ambito della collaborazione fra Confindustria Brescia, Università Cattolica, Fondazione Sodalitas. L’indagine, presentata ieri alla Cattolica, ha coinvolto con un questionario di 50 domande 354 imprese (dalle micro alle grandi) di tutti i settori (299 industria, 55 terziario), con oltre 23mila addetti e un fatturato di 12,4 miliardi. L’indagine ha riguardato, in particolare, l’impegno delle aziende nei tre contesti della sostenibilità.

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L’ambiente, innanzitutto

Il 63% è intervenuto per abbattere le emissioni, il 55% per migliorare gli scarichi idrici, l’80% sulla gestione dei rifiuti, il 56% per accrescere l’efficienza energetica. Come si diceva, sono le grandi imprese a fare di più. Vale anche per le azioni verso la sostenibilità interna, ossia a favore dei dipendenti. Qui, però, siamo molto indietro: l’83% delle imprese interpellate non ha ancora fatto nulla sul tema delle diversità delle persone, della loro gestione e inclusione.

Chi si è mosso l’ha fatto sul tema della nazionalità, del genere e della disabilità. Quasi un terzo delle imprese (all’80% grandi) hanno invece adottato iniziative di welfare aziendale, oltre quanto previsto dai contratti di lavoro.

Le risorse

Altro elemento interessante: il 36% delle aziende (per il 75% di grande dimensione) ha avviato azioni concrete per attrarre e/o trattenere le risorse professionali rilevanti. È un passo importante, perché una delle debolezze del sistema bresciano è proprio la scarsa capacità di fidelizzare i talenti. Quanto alle ricadute sul territorio (la sostenibilità sociale esterna), nel biennio 2019-2020 quasi la metà delle iniziative ha riguardato la salute, più di un terzo lo sport.

Si è trattato, soprattutto, di sostegni di carattere economico. Nello stesso biennio il 46% degli acquisti delle imprese ha beneficiato fornitori bresciani: è il comparto metalmeccanico, in particolare, ad alimentare un circolo virtuoso legato alla filiera corta. È il terziario, invece, il settore che più favorisce il volontariato d’impresa ovvero la partecipazione attiva del personale alle attività sul territorio. Il Covid non ha frenato le strategie aziendali. Anzi. Il 24% ha aumentato l’impegno sulla sostenibilità (il 60% sono grandi imprese), mentre il 76% l’ha confermato. C’è un dato negativo da sottolineare: solo un terzo delle imprese comunica all’esterno obiettivi e risultati della sua azione. Un errore. Il mercato chiede comunicazione.

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