Economia

La facciata del Grand Egyptian Museum porta una firma bresciana

Angela Dessì
La parte esterna dell’edificio al Cairo è stata progettata da sei architetti della nostra provincia, oggi a capo della società benefit di servizi DVArea
La facciata del Grand Egyptian Museum, al Cairo
La facciata del Grand Egyptian Museum, al Cairo
AA

C’è lo zampino bresciano nella magnificenza del Grand Egyptian Museum che aprirà i battenti il primo di novembre al Cairo, alla presenza di autorità provenienti da tutto il mondo. A progettarne parte della facciata, infatti, sono stati sei architetti bresciani (Armando Caselli, Pietro Bianchi, Andrea Solazzi, Renato Simoni, Marco Merigo e Alessandro Vitale) che, sulla scorta di questa esperienza internazionale, hanno deciso di mettersi insieme e fondare una propria società di progettazione architettonica: DVA, poi confluita nel più ampio progetto DVArea, società benefit di servizi per la progettazione integrata che attualmente conta al suo interno otto realtà tra società e marchi (per un totale di circa 150 persone impiegate tra dipendenti e collaboratori) e che quest’anno ha presentato il suo primo bilancio consolidato.

I numeri

Dati alla mano, infatti, il consolidato evidenzia una solida performance economica del gruppo, con ricavi che toccano i 13 milioni, in crescita dell’8,7% sui 12 milioni del 2023. Positiva l’evoluzione del valore della produzione, che si attesta a 13,3 milioni, con un incremento di 1,23 milioni rispetto all’anno precedente, mentre l’Ebitda tocca 1,74 milioni. Un risultato, sottolineano i founder, frutto di scelte strategiche che hanno visto l’espansione e il rafforzamento della struttura con la riacquisizione del 100% della milanese Bimfactory e la costituzione delle nuove società DVA Milano e Tfs, passando anche per lo sviluppo di nuovi brand (Dieci Decibel, dedicato alla consulenza acustica integrata e Twinfactory, sulla gestione digitale degli edifici).

I sei architetti bresciani che hanno dato vita alla DVArea
I sei architetti bresciani che hanno dato vita alla DVArea

«Sono dati – commenta la Cfo Tanya Dabellani – che ci permettono di affrontare le nuove sfide con buone basi finanziarie, sostenendo al contempo i nostri investimenti in innovazione e sostenibilità, elementi chiave per il futuro del gruppo». Parallelamente, DVArea pubblica anche la terza relazione d'impatto, che documenta l’impatto sociale, ambientale ed economico generato dalle attività aziendali sul territorio e nei confronti degli stakeholder. Tra le attività portate avanti, la costituzione del «comitato Benefit», la definizione del quadro di policy Esg e anticorruzione, l’adesione a Green Building Council Italia e il conseguimento della certificazione parità di genere, senza dimenticare il rating di legalità.

Progetti 

Tutto, dicevamo, è partito dal Cairo. Si, perché è proprio lì, nell’ormai lontano 2013, che i founder di DVArea hanno deciso di dar vita ad un percorso «nuovo». Almeno per l’Italia. «La nostra esperienza con il Gem rappresenta un punto di svolta - raccontano -. Per la prima volta ci siamo confrontati con un articolato protocollo Bim, che al tempo in Italia era agli albori e che ora è diventato obbligatorio. La sfida dell’interscambio dei modelli – precisano – è stata l’occasione per sperimentare le potenzialità della progettazione parametrica, comprendendo come l’informazione potesse diventare parte integrante del modello tridimensionale».

Oggi, grazie ad un team di competenze trasversali, DVArea offre un servizio a 360° a tutta la filiera delle costruzioni: portano traccia del suo «zampino», ad esempio, la riqualificazione della sede Faster di Rivolta d’Adda e, in città, il progetto di recupero «Ldv74», intervento voluto dall’amministrazione comunale in via Leonardo da Vinci per trasformare un edificio degli anni ‘70 in un complesso residenziale per il vivere contemporaneo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...