Economia

Giulia e i robot che comunicano «in silenzio»

Classe ’87, la giovane ricercatrice bresciana è a Stoccolma per un dottorato
Giulia Cervia, ricercatrice a Stoccolma - © www.giornaledibrescia.it
Giulia Cervia, ricercatrice a Stoccolma - © www.giornaledibrescia.it
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Da Pisa a Parigi, partendo da Brescia e approdando a Stoccolma con un premio in valigia. È la traiettoria degli ultimi anni di Giulia Cervia, classe ’87, bresciana d’origine ma ormai cittadina europea da quando ha cominciato un dottorato all’Université Paris Seine nel 2015. E proprio grazie alla sua tesi si è aggiudicata a inizio marzo il premio dell’ateneo parigino dedicato alle donne di scienza dell’Ue che si sono distinte per originalità e qualità della ricerca, il Prix «Des Femmes et Des Sciences».

Percorso. Un riconoscimento che la giovane ricercatrice, da gennaio di stanza al Kth Royal Institute of Technology di Stoccolma, non si aspettava: «Sono contentissima, avevo partecipato senza pensare di vincere - ci dice via Skype -. Anche perché all’università ho fatto anche fatica, mi sono dovuta impegnare molto per concludere il percorso, non ero una di quelli a cui le cose vengono subito». Eppure il suo percorso la sta portando lontano. Dopo la laurea in matematica all’Università di Pisa, Giulia ha lavorato per un’azienda a Roma. «Ma sentivo la mancanza di uno studio teorico. L’occasione è arrivata un giorno per caso, con una mail da Parigi che proponeva un dottorato sui polar codes, che avevo studiato in magistrale». Così è partita, non senza difficoltà («sono andata ad abitare in una banlieu e parlavo poco francese»).

Tre anni fa ha iniziato la sua ricerca in teoria dell’informazione. «È una branca a metà fra la matematica pura e l’ingegneria. Studio il problema della coordinazione, abbastanza nuovo e ancora irrisolto. L’idea è quella di riuscire a indurre un comportamento congiunto tra i dispositivi tecnologici riducendo al massimo lo scambio di informazioni - spiega -. Questo per evitare intercettazioni o malfunzionamenti».

Quali sono le applicazioni? «Moltissime, dalla domotica alla robotica. Pensiamo ad esempio a un sistema di sorveglianza in un aeroporto: invece di telecamere fisse, due robot controllano la zona muovendosi coordinati fra loro ma comunicando il minimo, così nessuno li può decriptare». È un ambito professionale ancora molto maschile (da cui il premio), anche se le università hanno fatto molti passi in avanti. Ed è fra le aule che la matematica bresciana si vede in futuro: «Mi piacerebbe restare in accademia.

Rientrare in Italia? Non adesso. La preparazione è molto buona ma non ci sono opportunità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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