Economia

Filiali Ubi a Bper, cosa cambierà per i correntisti

La migrazione comporterà il cambio delle coordinate bancarie e di tutte le carte di credito. La data più probabile è quella del 21 febbraio
Ubi Banca (simbolica) -  © www.giornaledibrescia.it
Ubi Banca (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Cartina alla mano potrebbe sembrare una deportazione» di massa. L’operazione «cessione ramo d’azienda» imposta dall’Autority a Intesa Sanpaolo, nella nostra provincia ha mutilato Ubi Banca di due terzi delle proprie agenzie. Dal prossimo 21 febbraio (questa parrebbe essere la data più probabile della «migrazione») 75 filiali e 18 sportelli operativi di Ubi passeranno sotto le insegne di Bper Banca, dipendenti e conti correnti compresi.
Brescia risulta essere in assoluto la provincia più impattata d’Italia da questa operazione (93 le agenzie cedute a Bper su un totale di 142, nessuna filiale Intesa ceduta nella nostra provincia). L’operazione era stata programmata da tempo, ma ha destato grande stupore, a tutti i livelli: soprattutto per l’inserimento nell’elenco di filiali che hanno fatto la storia del sistema bancario bresciano e rappresentano le radici dell’istituto nato dalla fusione di Banca San Paolo e Credito Agrario Bresciano.

Nel «quadrilatero d’oro». Su tutti ha sconcertato la cessione delle sedi di Corso Martiri della Libertà, (la 061) con Palazzo Martinengo prestigioso quartier generale di Banca San Paolo e successivamente Ubi; e di via Trieste (Piazza Duomo), sede centrale del Cab. Realtà che insieme a via Gramsci e Gardone Valtrompia rappresentano quello che sotto il profilo strettamente economico potremmo definire il «quadrilatero d’oro» di Ubi Banca per masse amministrate, rapporti di «private banking» e clienti di peso. 
Ma scorrendo il lungo elenco troviamo anche le agenzie di Piazza Repubblica a Breno, ex sede centrale della Banca di Valle Camonica; le «blasonate» Travagliato, Gussago, Lumezzane, Salò e Passirano.

Il passaggio è inevitabile e risponde alle rigide disposizioni dell’Autority che ha subordinato l’Opas di Intesa su Ubi ad una analisi (Comune per Comune, quartiere per quartiere) di raccolta e impieghi e obbligato alla cessione di sportelli al fine di prevenire «situazioni rilevanti». E che naturalmente non può tenere conto della storia di persone, correntisti, azionisti, relazioni e professionalità nate tra gli sportelli delle filiali. 
 

I dipendenti. Facendo due conti, a livello nazionale sono 620 i punti operativi ceduti a Bper, 33 appartengono a Intesa Sanpaolo, 587 a Ubi. Il passaggio coinvolge 5.107 dipendenti. Non è ancora dato sapere quanti dipendenti bresciani siano coinvolti nell’operazione, ma si stima un numero compreso tra 600/700 risorse. A passare in blocco è tutto il personale delle agenzie coinvolte (dal direttore al cassiere per comprenderci) a cui verranno aggiunte risorse di «semi-centro» che vanno a supporto per il coordinamento delle filiali acquisite, e di «centro», per il rafforzamento delle funzioni centrali, di controllo ed IT (i dipendenti Ubis per intenderci). Ieri a Milano si è aperta la complessa trattativa sindacale che servirà a gestire le ricadute ed armonizzare il passaggio dei dipendenti Ubi a Bper. 

Molte le variabili del contratto di «secondo livello» che i sindacati intendono tenere in considerazione: dall’indennità di mobilità, alla tutela professionale; dal welfare inteso come pensione e assistenza integrativa ai buoni pasto. Ma anche e soprattutto il capitolo formazione dei dipendenti in un contesto caratterizzato dalla pandemia.
«La nostra è in assoluto la provincia più impattata dal passaggio - spiega Giuseppe Cassella, coordinatore First Cisl del gruppo Ubi Banca -. Con impegno e rigore ricercheremo soluzioni di prospettiva per il personale e perché le banche operino a sostegno dei territori e delle comunità. Molti i punti sul tappeto, ma siamo certi che Bper Banca saprà sfruttare quella che crediamo sia l’occasione della vita. Valorizzando al meglio colleghi dalle elevatissime professionalità, che operano sulla piazza bresciana». Il 24 novembre è calendarizzato il prossimo incontro.
A tutti dipendenti coinvolti è arrivata ieri anche la comunicazione «di benvenuto» con le istruzioni pratiche per l’integrazione. La mail era firmata da Gaetano Miccichè e Alessandro Vandelli, rispettivamente amministratori delegati di Ubi e Bper.

Nell’attesa che arrivi il mese di febbraio, quando verrà perfezionato il passaggio dei clienti bresciani di Ubi Banca a Bper (per Intesa San Paolo bisognerà presumibilmente aspettare sino all’autunno prossimo), le domande che si affollano nella testa dei correntisti non sono poche, da quella relativa a cosa cambierà per i loro conti correnti e mutui sino a quali operazioni dovranno fare in prima persona e quali, invece, avverranno in automatico.

Tutti quesiti che meritano grande chiarezza anche perché, si sa, quando si ha a che fare con questioni «di soldi» il rigore è assolutamente d’obbligo. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza.

Per quanto attiene i conti correnti di coloro che sino a ieri erano clienti Ubi Banca ed ora sono passati sotto un’altra insegna, la prima conseguenza pratica del cambio di banca di appoggio sarà quella legata alla cosiddetta «migrazione» verso nuove coordinate bancarie. Un’operazione non indolore (visti i numeri importanti, sono oltre 330 mia i clienti bresciani di Ubi Banca e, ricordiamo, che vengono cedute 93 agenzie su 142) ma che, se manovrata con cura, potrebbe procedere quasi in automatico, con una semplice richiesta inviata dal correntista alla «nuova» banca che provvederà poi a inoltrarla alla «vecchia». A questa operazione seguirà chiaramente quella di sostituzione di tutte le carte bancomat, nonché quella dei libretti d’assegni e delle eventuali coordinate e codici relativi all’uso dell’home banking. Naturalmente, con la migrazione delle coordinate bancarie, il correntista potrà chiedere di portare con sé anche eventuali ordini permanenti di bonifico, bonifici in entrata e addebiti diretti ricorrenti: in questo caso, la richiesta di trasferimento dei servizi può riguardare tutti i servizi attivi sul conto originario oppure solo una parte di essi. Di norma, queste operazioni non costano nulla al cliente.

Anche per i mutui i clienti dovrebbero poter stare tranquilli: i tassi non possono subire variazioni contrattuali grazie all’articolo 58 del Testo unico bancario, che norma la cessione dei rapporti giuridici. Tra le criticità che difficilmente potranno essere aggirate ci sarà invece quella relativa al fatto che sarà difficile trovare il consueto supporto dalla filiale di riferimento: tra cambi di insegna e spostamenti del personale che opera all’interno delle varie sedi, i clienti potrebbero infatti perdere i punti di rifermento che aveva imparato a conoscere per la gestione dei propri soldi.

Un tasto dolente soprattutto, inutile dirlo, per la clientela più anziana, che più di altre naturalmente fatica a gestire la stragrande maggioranza delle operazioni esclusivamente o prevalentemente da pc, smartphone o tablet.

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