Economia

Federmeccanica rilancia: «Questo contratto lo vogliamo fare»

Angela Dessì
Il direttore generale Stefano Franchi a Brescia: «La nostra proposta per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici ha valori molto chiari»
Da sinistra Astori, Franchi, Zini e Schittone - © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra Astori, Franchi, Zini e Schittone - © www.giornaledibrescia.it
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«Questo contratto lo vogliamo fare. E non vogliamo lasciare indietro nessuno». Lo ripete a più riprese, in occasione della presentazione in Confindustria Brescia della proposta di Federmeccanica per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici, il direttore generale dell’organizzazione di piazzale Juarez, Stefano Franchi, che nell’illustrare agli associati i dettagli della bozza (e alla vigilia della manifestazione sindacale organizzata a Roma) insiste: «Siamo convinti che la nostra sia una proposta organica che hai dei valori molto chiari, una proposta che è una risposta alle esigenze delle imprese come della società e dei lavoratori. Dialogheremo con tutti ma auspico un esito positivo, come accaduto nel 2016 e nel 2021».

Come a dire, insomma, che un braccio di ferro coi sindacati non s’ha da fare, e che difficilmente Federmeccanica arretrerà sul nodo spinoso dell’aumento del salario.

«Abbiamo letto molte cose e rispettiamo le opinioni di tutti, ma il nostro dovere è quello di non lasciare indietro nessuno - tira corto Franchi -: se è vero che la redditività è aumentata per le grandi imprese, quelle con più di 250 dipendenti, lo è altrettanto che nel nostro Paese come in questa provincia il 90% delle realtà metalmeccaniche è sotto i 50, e quindi dobbiamo compiere una scelta che sia equa per tutti.

Se ci fosse anche solo una azienda in difficoltà, noi non ce la sentiamo di buttarla giù dalla rupe. Per questo la nostra idea è quella legare gli aumenti, fatta salva l’inflazione, alle aziende che hanno un rapporto tra margine operativo lordo e fatturato superiore al 10%: perché chi produce ricchezza deve redistribuirla, ma chi sta facendo fatica non può essere ulteriormente affossato».

Sotto la lente

Una visione sposata in toto anche dal vicepresidente di Confindustria Brescia con delega a relazioni industriali e welfare Roberto Zini, che indugia anche sul secondo livello contrattuale, «che stiamo siglando in molte realtà bresciane e che garantisce la presenza dei premi di risultato».

Franchi, come Zini ed i colleghi Fabio Astori (vicepresidente nazionale di Federmeccanica e vicepresidente dell’organizzazione di via Cefalonia, con delega a Sicurezza e transizione ecologica) e Filippo Schittone (direttore generale di Confindustria Bs) insistono invece sul carattere innovativo della proposta di rinnovo «in chiave Esg». Una proposta, dettagliano, che va nella direzione delle sfide future, quella di mantenere la competitività e al tempo stesso quella inerente la funzione sociale dell’impresa, in un’ottica di «cura» nei confronti di una società sempre più anziana e sempre più alle prese con la conciliazione vita-lavoro.

Del resto, ripetono, il comparto metalmeccanico costituisce la «locomotiva» della nostra provincia come del Paese: se nel bresciano si contano oltre 8mila imprese e più di 108mila addetti attivi, con un volume d’affari generato pari a 37,6 miliardi di euro, in Italia i numeri sono ancora più importanti se si guarda alle 12mila imprese ed al milione e mezzo di dipendenti.

Le garanzie

Ecco allora che per Federmeccanica strategico risulta «dare a tutti le medesime garanzie per il futuro - dice ancora Franchi - guardando in primis alle sfide che riguardano la sfera sociale». In questa logica, la proposta risulta un «puzzle fatto di tanti tasselli»: da una parte, certo, c’è il vulnus spinoso del salario (Federmeccanica si dice comunque disponibile a confermare l’adeguamento dei minimi tabellari all’indicatore Ipca Nei, ndr), ma dall’altra ci sono gli interventi come il raddoppio dei flexible benefit, il miglioramento delle prestazioni di assistenza sanitaria e per la non autosufficienza (prolungato per tutta la vita) per i lavoratori con Ral inferiore ai 35mila euro, l’aumento del contributo alla previdenza complementare soprattutto per giovani e donne e l’anticipo di due anni degli ex scatti di anzianità.

«Con questa proposta evidenziamo il valore sociale delle imprese metalmeccaniche», sintetizza Astori mentre Schittone e Zini concludono: «Il contratto è anche un elemento per ragionare sulle prospettive dell’industria metalmeccanica, per pensare al futuro e declinarlo nella logica di dare risposta ai problemi reali». //

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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