Economia

Fallimenti, primi 6 mesi da incubo per 195 aziende

Da inizio anno 195 imprese bresciane sono finite nel «libro nero» del Tribunale. Unioncamere analizza le cause
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Se in Italia ogni due ore muore un’impresa (dati Unioncamere), a Brescia almeno un’azienda al giorno, compresi i festivi, finisce nel «libro nero» dei fallimenti.

Sono in totale 195 le società bresciane giunte al capolinea nei primi sei mesi del 2013: un trend che con molta probabilità anticipa di qualche mese un nuovo record annuo delle sentenze di fallimento emesse dal Tribunale cittadino. Un triste primato peraltro già registrato a fine 2012 quando si sono contate 344 aziende finite in default nell’arco di dodici mesi.

Negli ultimi sei mesi si riscontra inoltre un altro fenomeno correlato all’andamento dei fallimenti. Riguarda l’incremento (esponenziale) delle richieste di ammissione al concordato preventivo. Con l’entrata in vigore del Decreto Sviluppo, lo scorso settembre, questa procedura concorsuale che permette all’imprenditore di trovare un accordo con i propri creditori per evitare il fallimento, ha subito una notevole semplificazione. In sintesi, oggi è possibile presentare una domanda di ammissione al concordato «in bianco», riservandosi di presentare in seguito (comunque entro 120 giorni) un progetto di ristrutturazione finanziaria.

Dal momento in cui viene depositata la richiesta di concordato, però, vengono bloccate tutte le istanze (anche di fallimento) pendenti sull’azienda richiedente. E molti imprenditori, anche bresciani, hanno fruito di questa «agevolazione» solo per ritardare l’ufficialità del loro dissesto, anziché per definire un progetto di risanamento. Da inizio anno, sono 69 le domande di concordato presentate in Tribunale. Per ora sono solo cinque quelle che hanno completato la procedura concorsuale, per le altre resta invece la riserva. Da inizio anno a fine giugno, però, le società ammesse al concordato preventivo sono 24, molte delle quali avevano presentato la domanda nel corso del 2012.

Erminio Bissolotti

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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