Economia

Eredi Gnutti Metalli diversifica e avvia la produzione di barre in bronzo

Installato anche un nuovo forno per l’ottone, ceduti gli impianti fotovoltaici: «Siamo più strategici». I soci di minoranza criticano «la cessione di asset per oltre 50 milioni»
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Eredi Gnutti Metalli: un 2024 complesso per l'ottone
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«È stato un anno complicato. Il settore delle barre di ottone, in cui storicamente operiamo, ha registrato un calo del 10,2%, ma grazie a una serie di iniziative commerciali e alla diversificazione dell’offerta siamo riusciti a contenere la discesa dei nostri volumi».

Il Valore della produzione della Eredi Gnutti Metalli, in effetti, è passato dai 201,87 milioni di fine luglio 2023 ai 187,65 milioni dello stesso mese del 2024 (-7%), ma, come anticipa il direttore generale Nicola Gnutti Cantele, l’ultimo bilancio della società di via della Volta chiude comunque in sostanziale pareggio (l’utile è di 29mila euro).

«Non siamo soddisfatti, ma siamo consapevoli che stiamo vivendo una fase di transizione - continua il manager -. Un’azienda come la nostra devi guidarla come una barca, anticipando le mosse del mercato e guardando avanti. È in quest’ottica che abbiamo decisione di diversificare la nostra produzione, entrando nel mercato della barra di bronzo. Ed è sempre con questa visione che abbiamo definito un piano quinquennale di investimenti da circa 25 milioni, di cui quasi 7 milioni già stanziati e in cui rientra anche l’installazione di un nuovo forno a crogiolo destinato alla fusione dell’ottone».

Il punto

Per iniziare a produrre barre in bronzo, Egm si è dotata di nuove attrezzature e macchinari: le barre, già disponibili, sono state progettate con tecnologie all’avanguardia per garantire i più alti standard di qualità, precisione e sostenibilità. «Sono pensate per soddisfare diverse esigenze di utilizzo, durata e qualità di diversi settori commerciali - prosegue Gnutti Cantele -. Con questa nuova lega diversifichiamo la produzione e diventiamo partner ancora più strategici per i nostri clienti».

Per quel che riguarda invece il nuovo forno, è stato ottimizzato per il trattamento della tornitura proveniente dai clienti, in una logica di circolarità, esso è stato installato e collaudato pochi giorni fa «e consentirà a Egm - assicura il direttore generale - di essere maggiormente efficiente nel trattamento dei metalli».

La riduzione dei volumi registrata dalla Eredi Gnutti si riflette sul Margine operativo lordo, che passa da 11,9 a 6,7 milioni, e sul Reddito operativo, che scende da 7 a 2,7 milioni. «Il fiore all’occhiello del bilancio 2023/24 - riporta una nota della società - è la Posizione finanziaria netta, che si è assestata a soli 3,5 milioni. Tale significativo dato è il frutto delle numerose iniziative di alleggerimento che si sono susseguite negli ultimi anni, a partire dalla monetizzazione della partecipazione finanziaria del 16% del capitale Kme Italy, sino alla cessione degli asset fotovoltaici».

In altre parole, Egm ha ceduto a una Energy service company (E.s.co.) gli impianti fotovoltaici presenti sul tetto e nell’area a sud dello stabilimento, che originariamente vantavano una capacità complessiva di 11 MWh e che attualmente coprono il 20% del fabbisogno energetico della società. «La loro gestione era diventata particolarmente impegnativa - chiude Gnutti Cantele -: con la loro cessione potremo continuare a concentrarci sul nostro core business e nello stesso tempo, senza impegnare risorse finanziare, fruiremo dell’ammodernamento dell’impianto fotovoltaico a tetto, che ci consentirà di ottenere circa il 60% in più di energia green».

Divisioni

«Un bilancio "imbarazzante" per gli azionisti chiamati ad approvarlo, almeno per quelli che, non partecipando in alcun modo alla gestione, ne prendono conoscenza solo una volta all’anno». Il giudizio di Giacomo Gnutti, presidente di Fgh che detiene il 26,26% di Eredi Gnutti Metalli, è inequivocabile e ancora una volta molto critico nei confronti degli amministratori di Egm.

«Anche quest’anno - puntualizza Giacomo Gnutti - non abbiamo partecipato all’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio di Eredi Gnutti. Il nostro contrasto con l’operato degli amministratori e dell’azionista di maggioranza resta totale e la disaffezione e il distacco da parte nostra sono ormai irreversibili. Le nostre contestazioni - aggiunge - si sono sempre basate su fatti oggettivi rispetto a quanto ci viene presentato in modo autoreferenziale e con prospettive che nulla hanno a che vedere con quanto descritto e affermato nel bilancio».

La sede di Eredi Gnutti Metalli - © www.giornaledibrescia.it
La sede di Eredi Gnutti Metalli - © www.giornaledibrescia.it

Nello specifico, Giacomo Gnutti stigmatizza il modo con cui gli amministratori di Egm hanno diminuito le loro pendenze finanziarie: «L’entusiasmo per l’eccezionale risultato raggiunto nella riduzione del debito sembra ignorare che da quattro anni si stanno attuando dismissioni di asset economici e gestionali, a valori del tutto risibili rispetto a quelli reali o quantomeno di ricostruzione: ad esempio le vendite del ramo d’azienda Ilnor, della partecipazione in Kme Italia, suo tempo presentata come altamente strategica, di parte dell’immobile ex Ilnor di Scorzè, e ora anche la cessione degli impianti fotovoltaici. Sono oltre 50 milioni di euro di dismissioni - chiosa l’imprenditore - e ci mancherebbe non fosse diminuito il debito bancario. Il compiacimento sarebbe stato legittimo se tal riduzione fosse derivata dal cash flow generato dalla gestione industriale».

Anche nell’ultimo fascicolo di bilancio di Egm viene dato spazio al «contenzioso» tra i soci di maggioranza e quelli di minoranza (Fgh ed Eurofin che rappresentano oltre il 40% del capitale). «Difendiamo il diritto alla verità dei bilanci redatti dagli amministratori - rimarca Giacomo Gnutti -. Ogni anno nuovi "impairment test" sostengono le valutazioni e le alchimie contabili degli amministratori, ma trovano sonore smentite nei giudizi dei Tribunali di Brescia e di Venezia, e nelle Ctu a cui vengono affidate le analisi: da quanto viene riportato nella Relazione sulla gestione, nessuno riesce a comprendere la situazione reale che ad oggi presenta, solo per gli ultimi anni, sette delibere assembleari di approvazione del bilancio dichiarate nulle, cinque in primo grado, una anche in secondo grado e una anche con sentenza definitiva in Cassazione.

Vi sono inoltre altre quattro impugnative di bilancio in attesa di giudizio. Nel frattempo gli amministratori continuano a ricorrere in Appello, supportati da sindaci e revisori, senza alcun rispetto per i soci di minoranza, per gli altri stakeholder e per le ragioni che i Tribunali confermano».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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