Economia

Erbe officinali, 7.200 ettari coltivati e 3mila aziende attive

Circa un centinaio le imprese bresciane (dotate di vivaio). Lo scenario nel resto del Paese
Erbe officinali  © www.giornaledibrescia.it
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Camomilla, valeriana, liquirizia, genziana e rabarbaro sono solo alcune delle piante officinali che, anche in provincia di Brescia stanno suscitando sempre maggiore interesse come coltivazione. Secondo gli ultimi dati disponibili sono circa 3.000 le aziende agricole italiane con una superficie investita a «piante aromatiche, medicinali e da condimento» per un totale complessivo di 7.191 ettari.

Nella nostra provincia sono circa un centinaio e sono dotate anche di vivaio. La resa agronomica è molto influenzata dalla specie coltivata e dal tipo di prodotto che si vuol ottenere. Ad esempio un ettaro di camomilla fornisce in media 6 quintali di capolini essiccati; un ettaro di menta circa 70 kg di olio essenziale ed un ettaro di lino 10-15 quintali di semi.

L’intreccio tra fasi primarie (e relativi prodotti intermedi), le fasi «agroindustriali» e le fasi di pertinenza delle altre industrie coinvolte (alimentare, farmaceutica, cosmetica, tessile, conciaria) delinea un sistema di interazioni tra produzione agricola e impieghi dei suoi derivati molto complesso nell’ambito del quale le piante officinali giocano un ruolo molto rilevante.

La genesi. Il termine «piante officinali» deriva da una tradizione culturale e storica del nostro Paese che rimanda all’«officina o opificina», nel significato di «laboratorio farmaceutico» dove le piante venivano sottoposte alle varie lavorazioni (essiccazione, triturazione, macerazione, distillazione, estrazione) in modo da renderle utilizzabili ai diversi scopi. Pertanto da qui deriva l’abbinamento «piante officinali» per indicare quelle piante che possono essere lavorate all’interno di un laboratorio. I prodotti a base di piante officinali, quando vengono ottenuti con metodi di produzione biologica, esercitano una forte attrattiva nei confronti del consumatore, ed è sempre in costante aumento la scelta e l’acquisto del prodotto concepito con questa scelta produttiva. Nel caso specifico delle piante officinali e aromatiche, ottenere materie prime esenti da qualunque tipo di sostanze inquinanti è un requisito di importanza primaria, al fine di garantire da una parte la purezza del prodotto, dall’altra la sicurezza sull’efficacia dei principi attivi e del fitocomplesso in genere. Sicuramente le piante officinali rappresentano un volano che si abbina, spesso, con il turismo che aumenta le possibilità di vendere il prodotto attraverso spacci di prodotti tipici locali o presso gli alberghi, oppure direttamente al turista di passaggio.

I consumatori. Ciò senza dimenticare che in campo alimentare, sono considerati con sempre maggiore interesse i prodotti che promettono funzionalità specifiche, preventive e curative. Più in generale, l’interesse del consumatore per tutti quei prodotti che rientrano nell’area del «benessere globale» ha dato impulso al mercato degli integratori, degli alimenti addizionati e dei prodotti cosmetici a base di erbe. Inoltre l’introduzione di un nuovo decreto ha portato infatti grandi novità come, tra l’altro, la disciplina sulla raccolta spontanea, in modo da evitare l’impoverimento delle aree interessate, di piante e ambiente. Secondo Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, il fatto che il 70% del fabbisogno nazionale di erbe venga importato, porta a dedurre che in Italia ci dovrebbero essere buone possibilità di incrementare le coltivazioni di piante officinali e numerosi.

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