Economia

Doccia di utili per Bossini, che conquista arabi e russi

Profitti a 2,4 milioni. Due aree di business e due siti: Castenedolo e Montichiari Il marchio in 60 Paesi
Il prodotto. Docce per il mercato medio-alto - © www.giornaledibrescia.it
Il prodotto. Docce per il mercato medio-alto - © www.giornaledibrescia.it
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Sono bastati sei anni di buoni margini a Leonardo Bossini per ripagarsi il 50% della Bossini spa di cui è azionista unico dopo un'operazione di «leverage by out», oggi interamente rimborsato con il solo cash-flow prodotto dalla gestione dell'attività aziendale. Una storia d'impresa nata a Lumezzane nel 1960, che oggi esporta in sessanta Paesi del globo, dopo aver iniziato ad immettere sul mercato prodotti per vasca da bagno diventati nel tempo sempre più raffinati nel disegno e sofisticati nelle prestazioni, fino ad arrivare a quelli richiesti da clienti russi ed arabi con cristalli tutt'attorno ai rubinetti della doccia, oppure con docce a getto che varia tra quello tradizionale e quello con effetto cascata.

Il mercato ha premiato le scelte. (Bossini si rivolge ad una clientela posizionata in un target medio-alto). Il bilancio 2017 della Bossini (Leonardo Bossini è il presidente affiancato in consiglio dalle figlie Anna e Nadia e dal commercialista Davide Frugoni) chiude con un utile di 2,4 milioni di euro (erano 938.829 nel 2016) dopo aver pagato imposte per 889mila euro ed effettuato ammortamenti per 1,5 milioni. L'ebitda è stato nel 2017 di 5,06 milioni contro i 3,2 del 2016.

Il 2017 è stato un anno di crescita dei ricavi, passati da 29,7 milioni a 32,2 (20 in Italia e 13 dall'estero) di cui 24,9 generati dalla produzione di docce e 7,2 dallo stampaggio e cromatura di prodotti non core, business in cui Leonardo Bossini è entrato una ventina d'anni fa e che gli sta dando soddisfazioni.

Nello stabilimento di Montichiari funzionano - a zero impatto ambientale, quindi senza alcuno scarico in ambiente grazie al sistema di riciclaggio e pulizia iberno delle acque - due linee di cromatura principalmente per l'automotive in cui vengono lavorati ogni anno sei milioni di pezzi, di cui quattro milioni di componenti solo per Volkswagen «un settore - commenta Leonardo Bossini - che ha ampi margini di crescita, per il quale ci è stato chiesto l'approntamento di una terza linea di lavorazione e che la clientela apprezza per le caratteristiche di rispetto dell'ambiente».

In conto economico costi di materie prime per nove milioni, 9,7 milioni per i servizi, 8,6 per il personale. Positivi gli oneri finanziari. A 28,3 milioni il patrimonio netto da 25,9 del 2016. Le aziende sono fatte da uomini e dalle loro storie, talvolta curiose come quella di Leonardo Bossini che, ventenne, ricevette la cartolina di chiamata alle armi. Una chiamata che tuttavia non ci fu perché, altrimenti, la giovane azienda sarebbe stata chiusa ed i primi nove dipendenti avrebbero perso il posto.

Per arrivare alla revoca del reclutamento fu necessario tuttavia che l'ufficiale di leva controllasse di persona se i nove collaboratori esistevano veramente, gettando lo scompiglio in azienda quando il giovane titolare, al quale l'ufficiale di leva non credeva, fu visto arrivare a Lumezzane su una Jeep scortato dai militari. Quei nove dipendenti oggi sono 168: per il Paese un soldato in meno ed un'azienda in più.

 

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