Economia

Difendere il nostro risparmio tocca un po' a noi

Un tema che accompagna i risparmiatori e che nell'ultimo periodo è tornato a impensierire per via di inflazione e tassi di interesse
Denaro nelle mani di un uomo - Foto tratta da unsplash.com
Denaro nelle mani di un uomo - Foto tratta da unsplash.com
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C'è un tema che di questi mesi tocca un po' tutti: la difesa dei nostri risparmi. In realtà diciamo pure che è un tema che ci segue da sempre (almeno per chi ha i risparmi) ma di questi tempi, come accennato, si è scaldato per un doppio fenomeno, anzi triplo: sempre più gente tiene tanti (troppi) soldi sul conto corrente; l'inflazione che per anni ha sonnecchiato si è prepotentemente svegliata e, infine, i tassi d'interesse che, anche qui per anni, sono stati bassi e che invece adesso hanno ripreso a correre ma - attenzione - soprattutto in una direzione, ovvero quella che fa guadagnare le banche. Vi prego di credermi: non sono un anti-banche per partito preso. Continuo a credere che far soldi con i soldi degli altri sia un mestiere complicato e meritevole di attenzione e riguardo. Detto questo va detto anche altro.

Qui mi pare si stia esagerando. Badate che non è un discorso campato per aria, tocca tutti. L'esagerazione sta in quel che avviene nei conti delle banche e sui nostri conti correnti. Si sta ripetendo una storia a suo modo antica: quando devono abbassare i tassi le banche son lente, quando li devono alzare sono delle campionesse. Non solo: le banche stanno facendo margini un po' troppo facilmente "giocando" fra l'interesse che danno ai depositi sui conti correnti e quanto fanno pagare su un mutuo o su un prestito in generale.

Gli italiani tengono troppi soldi sui conti correnti. È un fenomeno non nuovissimo ma recente, soprattutto dal periodo covid in avanti: non si spendeva e si lasciava sul conto corrente: in totale fanno 1.150 miliardi di euro cash. Tanti, troppi. E troppi, a maggior ragione di questi tempi dove l'inflazione ci mangia il 10% l'anno. E troppi, ancora, visto il riconoscimento praticamente simbolico che otteniamo quale interesse su questo genere di deposito. Interessi bassi che si misurano, per contro, con un aumento dei tassi che le banche praticano a chi va in banca a prendere soldi, anche di cinque-sette volte rispetto ad un anno fa.

Una situazione che ha fatto sì che persino la Banca d'Italia ha fatto una circolare alle banche per invitarle a muoversi con ragionevolezza anche - altro tema - sul fronte dei costi dei conti correnti. Un dato, sempre di Bankitalia, rende l'idea di quanto detto. Il differenziale fra tasso medio sui prestiti e quello riconosciuto alla raccolta (quindi ai nostri conti correnti) è di 286 punti-base, come dicono gli esperti, ovvero la differenza è del 2,86%: è il dato più alto dal 2011. Il tasso medio di interesse sui conti correnti è dello 0,17% (al lordo delle tasse al 26%, ovviamente) mentre il tasso medio sui prestiti passa il 3% (di questi giorni siamo addirittura al 3,5%).

In sostanza: le banche (buon per loro) stanno ritrovando il piacere di fare grassi utili sulla differenza fra quanto fan pagare i soldi e quanto pagano a chi i soldi li lascia sul conto. 

Non c'è nulla di illecito (salvo siate della scuola: è più grave fondare una banca che rapinarla, ma questo è un altro discorso), ma deve farci scattare almeno due alert: 1) leggere con attenzione quel che dalle banche arriva a proposito di interessi e spese; 2) ragionare su quanto sia improduttivo (perlomeno) lasciare troppi soldi sul conto. Sulle alternative se ne parlerà un'altra volta. 

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