Il debito pubblico cresce di altri 18 miliardi: record a quota 3.070

Il debito pubblico italiano continua a macinare record e Bankitalia lo fotografa a giugno al nuovo massimo di 3.070,7 miliardi di euro, con una crescita secca di 18 miliardi. Una situazione che però è ben presente al «controllore», il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che a più riprese quest’anno ha spiegato che «il debito pubblico e i ridotti spazi di bilancio per il nostro Paese sono un dato di fatto, un vincolo in cui deve tener conto in qualsiasi tipo di decisione».
Entrate salvagente
Uno spazio però, anche in vista della prossima manovra di bilancio, si intravede dalle entrate tributarie che continuano a crescere: sempre Bankitalia calcola che nei primi sei mesi siano aumentate di 8,5 miliardi attestandosi a 257,3 miliardi, in aumento del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una buona notizia confermata anche dal dato di giugno: le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,8 miliardi, in aumento del 4,2% (1,8 mld) rispetto al corrispondente mese 2024.
Le reazioni
Forza Italia così rilancia: «Con una previsione annua di aumento di 17 miliardi, occorre investire un quarto di questa cifra, pari a 4,2 miliardi, nell’abbattimento delle tasse al ceto medio dal 35 al 33% fino a 60mila euro», afferma Maurizio Casasco, responsabile Economia. Il senatore di Fratelli d’Italia e membro Commissione Finanze, Giorgio Salvitti, rivendica: «Meno tasse più entrate».
Insomma se il debito fa preoccupare ci sono comunque segnali positivi per i conti del Belpaese testimoniati anche dall’andamento dello spread dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi. Il differenziale è sceso in giornata stabilmente sotto i 77 punti base. Si tratta dei livelli più bassi da marzo 2010, quando si toccò il minimo a inizio gennaio, a 68 punti base. In chiusura lo spread si è attestato a 77,6 punti. Risultato questo dello spread più volte richiamato dagli esponenti del governo di Giorgia Meloni come termometro di stabilità e fiducia anche in un periodo compresso come quello attuale. Un risultato che però dipende anche dalle difficoltà economiche della Germania e quindi dal suo ridotto appeal.
La fotografia
Nella gestione dei debiti le amministrazioni locali appaiono più virtuose: «Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, - scrive Bankitalia - il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19,7 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 1,7 miliardi. Quello degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato. La vita media residua è rimasta stabile a 7,9 anni. La quota del debito detenuta dalla Bankitalia ha continuato a diminuire, collocandosi al 19,6%. L’incremento del debito di giugno - spiega via Nazionale - riflette il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (16,4 miliardi), la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (0,8 miliardi), nonché l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,8 miliardi). Cioè 800 milioni dipendono dal trend euro-dollaro. Un quadro che per Osvaldo Napoli di Azione evidenzia come «i Comuni si confermino un modello di gestione virtuosa».
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