Da maestra a fondatrice di Melidé: le vite di Alessandra Delbono

È partita da Brescia per Roma per studiare letteratura. Pochi esami e poi la tesi sul carteggio di Sibilla Aleramo conservato alla Fondazione Gramsci, ma poi ha trovato l’amore e, nei Castelli Romani («Mi sono innamorata, è un mondo a misura d'uomo»), si cuce addosso un lavoro.
Voleva fare la maestra (e per un po’ lo è stata) e nel frattempo ha lavorato in libreria a Brescia e a Roma. Come spesso succede, poi, la vita ti sorprende e ti obbliga a fare scelte diverse: se ti opponi tutto si ingarbuglia, ma se riesci a fare tuo il cambiamento ciò che succede è meraviglioso. Alessandra Delbono, 40 anni, di Castegnato, diplomata al Gambara e con una laurea in letteratura in tasca, oggi è la fondatrice e ceo di Melidé, brand di moda che è molto di più.

Nella nostra chiacchierata Alessandra si dimostra esattamente come appare su Instagram: un vulcano di idee e interessi.
Ma andiamo con ordine.
Melidè
L’avventura di Melidé nasce con ago e filo, nel momento in cui Alessandra si mette in pausa per diventare mamma. Ferma non ci sa stare e inizia a ricamare i vestiti del suo Teo.

«In questo campo chi prima arriva meglio alloggia - spiega Alessandra -, non avevamo competitor e ci siamo tirate su le maniche fino alle ascelle». Lo stile di Melidé è semplice ed elegante «un gusto molto bresciano - dice Alessandra - e infatti lavoriamo molto al nord dove il gusto è più minimalista e c’è attenzione ai piccoli brand».
«Quello che piace a noi lo produciamo» racconta con semplicità Alessandra.
Ambiente e lavoro
Dalle magliette bianche ricamate con un piccolo cuoricino rosso, un disegno o con una frase, ora Melidè propone capi passepartout, essenziali, che potrebbe mettere una ragazza anche tra 30 anni.

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«Mi piacerebbe allargare l'azienda per portare il modello di business Patagonia dove tutti i fornitori sono interni e si controlla la filiera. Portare quindi per tutti i nostri valori aziendali».

Quello che Alessandra non vuole è riproporre modelli lavorativi nei quali lei si è trovata male: «Ho lavorato in posti dove c'era poca attenzione al dipendente - racconta - e questo è ciò che non voglio. Da sei anni abbiamo un'azienda che lavora e ci paghiamo la vita. Tra i nostri valori c'è rispetto del lavoro, oltre che la longevità dei capi, voglio che Melidè sia fonte di sostegno, che porti qualità della vita a chi ci lavora, che permetta loro di fare ciò che vogliono».
Si sente fortunata Alessandra, ma non si ferma. Per il futuro le idee non mancano, vorrebbe fare una gonna nera che si possa indossare anche tra 10 anni e «vorrei che Melidè fosse un rubinetto per altre aziende - dice -; è una cosa bellissima e spero continui». Le piacerebbe anche lavorare con qualche onlus e, perchè no, trovare un modo per ricucire un legame anche con Brescia. Non solo, vorrebbe creare lavoro nella zona dei Castelli Romani «perchè il lavoro - dice - è una cosa bella. Possiamo contribuire ad altro: il futuro non mi spaventa».
Il rapporto con Brescia
«Brescia è una città culturalmente prolifica - ci dice Alessandra da quello che è un osservatorio lontano, ma per questo molto obiettivo -, è bella esteticamente e questo ti aiuta ad abituarti al bello, ti dà il gusto e la visione del bello». Lei è crescita tra Castegnato, dove abitava, Gussago e Villaggio Badia e la città dove ha studiato e lavorato.
«Brescia è pulita e a misura d'uomo. È casa. - aggiunge -. Ho "rosicato" quando ho visto la trasformazione del Carmine. Mi rendo conto quanto mi manchi quando torno. Qui ai Castelli Romani c'è molta bellezza, ma anche disorganizzazione».
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