Economia

Consorzio Valtenesi: Luzzago lascia dopo 9 anni

Il presidente uscente: «Marchio e territorio sono diventati più forti» Nel 2023 il successore
VALTENESI, LUZZAGO LASCIA DOPO 9 ANNI
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Più di nove anni per costruire un’identità precisa, ma soprattutto per iniziare a tessere quel racconto attraverso il quale la Valtenesi ha preso in mano il proprio futuro. È questo, in due righe, il bilancio di Alessandro Luzzago, presidente uscente del Consorzio Valtenesi che dopo tre mandati, non si ricandiderà più: «Il regolamento non prevede limiti di mandato - precisa -, ma già mi è parso atipico essere confermato per il terzo. Ora è il momento di lasciare spazio ad altri».

Nessuna anticipazione su chi verrà dopo di lui, anche se l’auspicio di Luzzago è che «possa essere qualcuno che dalla realtà consortile ha ottenuto benefici più di altri, in termini anche di visibilità internazionale e vendite». Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo l’assemblea del Consorzio eleggerà quindici nuovi consiglieri: saranno loro, poi, a individuare tra di loro il presidente che succederà a Luzzago. 

L’eredità

Luzzago che ha raccolto l’eredità del compianto Sante Bonomo e ha continuato quel percorso che ha fatto sì che cambiasse la percezione stessa della Valtenesi. I riconoscimenti nazionali e internazionali ne sono un esempio, come pure l’accordo formalizzato con i produttori della Provenza. Buone congiunture, ma anche belle pensate: «Abbiamo trovato la quadra. Si è costituito un gruppo di produttori che condivideva idee, abbiamo stabilito un rapporto proficuo con un direttore molto importante e molto inserito, Carlo Alberto Panont, e tutto ciò ha molto contribuito ad alzare le ambizioni - sottolinea -. Prima l’obiettivo era vendere il vino ai turisti in estate, ora vendiamo un’idea di territorio. E le aziende vanno nel mondo con un’autorevolezza maggiore, accompagnate dal lavoro consortile». «Abbiamo capito - continua Luzzago -, che la via giusta fosse coltivare, migliorare e raccontare quella che è la nostra tradizione: il vino rosa. Una volta arrivati lontano con il rosa sarà più facile promuovere anche il rosso: avremo, e abbiamo già, un nome. Oltre a ciò disponiamo di una bellissima storia da raccontare e questo ci viene riconosciuto». 

I numeri

Una sessantina di cantine aderenti, qualcosa come due milioni di bottiglie in rosa prodotte (il rapporto rosa-rosso negli anni si è invertito e oggi complessivamente il Consorzio registra una produzione pari a due terzi di rosa, un terzo di rosso), per Luzzago la prima sfida da affrontare nella «nuova era» sarà, ancora una volta, in chiave territoriale: «Allargare la sottozona Valtenesi (ora è sottozona della denominazione Riviera Garda Classico, ndr) fino a coprire l’intero territorio del Consorzio: così tutti potremo chiamarci con lo stesso nome,un prezioso riconoscimento territoriale». Due bei momenti? «La costituzione del consorzio RosAutoctono con altre cinque zone di produzione di rosati e il rapporto che si è creato coi provenzali (la partnership Rosé Connection, ndr): possiamo accompagnarci ai più grandi e questo è stato possibile perché abbiamo creduto nella nostra identità».

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