Economia

Confcommercio, ripresina per Brescia: meglio del dato nazionale

Tiene bene il turismo l’occupazione però cala e restano irrisolti certi nodi infrastrutturali
Saldi - © www.giornaledibrescia.it
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«Guardiamo al bicchiere mezzo pieno: per quanto riguarda il territorio, i dati sono positivi rispetto a un contesto nazionale dove c’è grande difficoltà. La nostra provincia continua ad esprimere una forza significativa dal punto di vista economico». 

È confortante la valutazione del presidente di Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti, relativamente ai dati sullo scenario economico diffusi ieri da Confcommercio-Imprese per l’Italia, quale risultato dell’analisi dell’Ufficio studi sulle economie territoriali nell’ultimo decennio. Confortante, se si guarda alla realtà bresciana, che ha «retto bene» anche ai difficili anni di crisi con alcuni settori come il turismo, per esempio e, soprattutto, nel raffronto «con il resto del sistema Italia».

I dati. I dati sulla nati-mortalità delle imprese nel Bresciano indicano, però, un saldo ancora in negativo. «Abbiamo un turn over significativo di imprese del commercio, turismo, servizi, un po’ per la congiuntura economica, e un po’ perché molte sono uscite dal mercato, in quanto obsolete o perché non in grado di aggiornare il modello di business - commenta Massoletti -. Vero, siamo di fronte a un trend ondivago, ma il mercato è molto diverso dal passato: l’importante è spingere anche i giovani a mettersi in gioco, ad investire nel loro lavoro. Lo spazio per farlo c’è». A proposito di giovani, anche le stime sull’occupazione appaiono in controluce, con un tasso di disoccupati in aumento, seppure in confronto ai livelli pre-crisi. «Messo in rapporto allo scenario nazionale, il dato mi sembra ottimo - rimarca il presidente di Confcommercio -. Abbiamo un tasso di occupazione, in Lombardia, del 72,6% contro il 48,32 nel Meridione. Siamo su standard europei, considerato che il target Lisbona 2020 è del 67%».

Le previsioni. Confcommercio vede nel 2020 l’anno cruciale per trasformare la permanente stagnazione in una variazione apprezzabile del Pil, attorno all’1-1,5%, «visto che il 2-2,5% è ancora fuori portata poiché i nodi strutturali sono largamente irrisolti». Per adesso, realisticamente, l’Ufficio Studi dell’associazione prevede soltanto una ripresa attorno al mezzo punto percentuale. Il mantra, però, rimane il disinnesco delle clausole Iva da 23 miliardi di euro. Ed è quel che Confcommercio chiede alla politica, assieme ad investimenti e innovazione.

Incubo Iva. «Occorre - sottolinea Massoletti - evitare di far passare un messaggio negativo ai mercati, ossia che stiamo andando talmente male da dover far scattare le clausole di salvaguardia. Dobbiamo invece avere una visione positiva del futuro, che manca sia per gli imprenditori, che stanno alla finestra, sia per i consumatori, che consumano solo quel devono e non quello che potrebbero. Il mercato avrebbe bisogno di un respiro maggiore, dovremmo prendere esempio dalla Spagna».

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