L’Ue lancia i conti di investimento e risparmio europei

La Commissione Ue presenta una strategia per rafforzare l’educazione finanziaria dei cittadini europei e creare un nuovo strumento comune di investimento: i Conti di risparmio e investimento europei. I cittadini così «potranno ottenere rendimenti migliori» sostenendo imprese, crescita e creazione di posti di lavoro, ha segnalato la commissaria ai Servizi finanziari Maria Luís Albuquerque.
«Les Européens pourraient obtenir de meilleurs rendements sur leur épargne», affirme Maria Luís Albuquerque, commissaire aux services financiers et à l’union de l’épargne et des investissements.
— Le Figaro Économie (@Figaro_Economie) October 1, 2025
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Con «interessanti incentivi fiscali», si incentivano le persone a investire aiutando i Paesi Ue «a trovare capitale di crescita e ad essere più competitivi». La nuova Strategia si articola su due pilastri. Da un lato punta a migliorare le competenze finanziarie dei cittadini, con campagne Ue e programmi nazionali di alfabetizzazione, considerando che attualmente solo il 18% degli europei ha un’alta comprensione delle tematiche finanziarie. Dall’altro lato propone un modello comune per i Conti di risparmio e investimento, che consenta ai cittadini di mettere a frutto i risparmi con accesso facilitato a prodotti diversificati e condizioni trasparenti.
Il punto
I Sia (Savings and Investment Accounts) saranno in pratica una versione potenziata e paneuropea dei Piani individuali di risparmio (Pir). Dovranno garantire comparabilità dei costi, protezione dei consumatori e facilità di trasferimento tra diversi fornitori, anche oltre frontiera. Si punta ad avere un’ampia gamma di fornitori, prodotti semplici, flessibili, con opportunità di investimento, legati a incentivi fiscali e, più in generale, accompagnati da un processo fiscale semplificato. Dell’esperienza italiana dei Pir Bruxelles ricorda che ha avuto un rapido decollo al lancio nel 2017 e conta ora (dati a fine 2023) 66 Pir tradizionali con asset in gestione per 17 miliardi e 17 Pir alternativi con 2 miliardi.
Una formula che si distingue per i forti incentivi fiscali: esenzione completa dalle imposte sui redditi derivanti dagli investimenti e dall’imposta di successione, un vincolo minimo di cinque anni e limiti di conferimento (dai 40.000 euro per arrivare fino a 1,5 milioni nel caso dei Pir alternativi).
Sotto la lente
Ci sono però delle criticità sulle restrizioni geografiche e settoriali: il 70% va investito in titoli di società residenti in Italia o Ue/See ma con stabile organizzazione in Italia. Tali vincoli, sottolinea Bruxelles, vanno ponderati rispetto all’obiettivo di diversificazione, perché «se i rendimenti degli investimenti nazionali sono inferiori ai benchmark internazionali ciò può ridurre l’adozione da parte degli investitori retail». Anche il vincolo minimo di detenzione e i tetti ai conferimenti possono frenare la crescita degli asset in gestione.
C’è poi un chiaro avvertimento di Bruxelles ai 27: gli Stati Ue possono legare benefici fiscali a criteri geografici solo se rispettano la libera circolazione dei capitali. La Commissione, comunque, accelera su uno dei punti cruciali dell’Unione del risparmio e degli investimenti.
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