Economia

Colf e badanti irregolari: a Brescia 3mila richieste

La nostra provincia settima in Italia per numero di domande: solo l’1,8% è per il settore agricolo
Badanti e anziani - © www.giornaledibrescia.it
Badanti e anziani - © www.giornaledibrescia.it
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Per smettere di essere lavoratori invisibili hanno tempo fino a Ferragosto. Ma siccome gli ambiti sono due soltanto (i cosiddetti «lavori domestici» e quelli classificati come «subordinati», vale a dire agricoltura e pesca), dopo i primi giorni di «avvio lento», nelle ultime settimane la corsa alla sanatoria si è fatta più competitiva. Ufficializzando così, da un lato, la mappatura degli irregolari e, dall’altro, facendo lievitare le richieste negli unici due settori «liberalizzati». Pur di conquistare finalmente il permesso di soggiorno e di mettersi in regola si presentano insomma quasi tutti come «colf e badanti», anche chi - come marocchini, cinesi e bengalesi - normalmente si occupa prevalentemente di servizi e attività commerciali.

E se la Lombardia, almeno per il settore domestico, sta granitica in testa alla classifica nazionale per numero di richieste presentate, il quadro regionale si ricalca in modo pressoché identico anche in casa nostra. Secondo l’ultimo report vergato dal Viminale e aggiornato a mercoledì 15 luglio, infatti, la provincia di Brescia è tra le prime dieci d’Italia indicate nelle domande che invocano la regolarizzazione.

Nel Bresciano. Guardando in particolare al nostro territorio, sono circa tremila le mani alzate per cogliere l’opportunità della sanatoria che tanto ha fatto discutere la politica sul finire del lockdown. Più precisamente Brescia si piazza al settimo posto della classifica nazionale per numero di istanze recapitate e al secondo di quella regionale, dopo Milano. In totale si tratta di 2.987 richieste: di queste, ben 2.894 sono moduli che riguardano, appunto, colf e badanti. Una percentuale residuale, circa l’1,8% pari a 53 istanze, riguarda invece la regolarizzazione nei settori agricoltura e pesca.

Focus sulla regione. Più che i braccianti, sui quali si era concentrata l’attenzione nei mesi di bagarre politica, la sanatoria vede quindi protagonista il settore domestico. Un andamento, questo, che spicca in modo dirompente sfogliando, del resto, i dati della Lombardia: sulle 28.658 pratiche, solo l’1,9% riguarda agricoltura e pesca. Con le sue 547 richieste complessive per il lavoro subordinato, la nostra regione si piazza al nono posto del report nazionale, segno che anche nelle altre zone la misura non ha ancora convinto il mondo agricolo. La riprova si ha leggendo sempre nel report del Viminale: la Campania è il territorio nel quale si è concentrata la richiesta maggiore in questo ambito, con 4.033 moduli raccolti, ma se si guarda la Sicilia, al secondo posto, le domande crollano a quota 1.968 e così via. La panoramica. Ampliando la panoramica al livello nazionale, si contano 112.328 domande inviate: di queste, l’87,2% (97.968) riguardano le mansioni domestiche. Il dossier del Ministero dell’Interno traccia una panoramica anche della nazionalità dei datori di lavoro: per colf e badanti si tratta per la maggior parte di italiani (74.605 domande), seguono cinesi (2.835), pachistani (2.543), bengalesi (2.542) e marocchini (2.329), senegalesi (2.196), egiziani (2.117). I moduli possono essere inviati per via telematica sia dai migranti sia dai loro datori di lavoro. Poi ci sono i costi: 500 euro a carico del datore di lavoro per ogni lavoratore regolarizzato, «a copertura degli oneri connessi alla procedura di emersione» e 130 euro a carico del lavoratore straniero con permesso scaduto. Solo nel caso di dichiarazione di sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, al contributo forfettario di 500 euro (da saldare prima della presentazione della domanda) deve aggiungersi il pagamento delle somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale.

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