Cerco lavoro: una storia di cruda realtà
Gentile Giornale di Brescia,
sono una assidua lettrice. Mi permetto segnalare discriminazioni che sistematicamente si verificano ogni volta che cerco di rialzare la testa.
Premetto che, a seguito di un’emiparesi sopravvenuta in tenera età, ho un lieve rallentamento motorio e logopedico che, tuttavia, non mi ha precluso di conseguire brillantemente il Diploma di Esperto Linguistico d’Impresa presso l’Università Cattolica di Brescia.
Fin da piccola ho dovuto però lottare per ottenere ciò che mi spettava di diritto, ad esempio l’accettazione alla giusta considerazione e valutazione delle mie effettive capacità. Inutile dire che, nel mondo del lavoro, queste mie difficoltà – che reputo tra l’altro lievi, in quanto non mi impediscono la conduzione di una vita del tutto normale ed autonoma (mangio, mi vesto, rido, canto e ballo, mi muovo, studio e leggo come ogni altro essere umano) - sono l’alibi di porte sbattute in faccia e false promesse.
L’ultimo episodio si è verificato pochi giorni fa quando, proponendo il mio curriculum ad un’associazione operante a sostegno dei disabili, mi sono sentita rispondere che il cosiddetto deficit logopedico mi avrebbe ostacolato nei rapporti interpersonali.
Si parla tanto di integrazione, inserimento ed abbattimento delle barriere architettoniche per i disabili, ma l’insensibilità di molta gente nei confronti di persone meno fortunate (anche se con un cuore grande grande e capaci di dare tanto amore incondizionato) rimane, e temo rimarrà a lungo, lo scoglio più grande da superare.
È possibile che ad una persona con handicap, lievi o gravi che siano, venga negata ogni opportunità lavorativa? Il mio non vuole essere uno sfogo bensì un’amara constatazione della dura realtà che devo affrontare ogni giorno e che mi porta, ormai trentenne, a dipendere economicamente dai miei genitori entrambi con pensione minima.
Mi auguro vogliate pubblicare questa mia lettera e chiedo l’anonimato, non per vigliaccheria ma per evitare ulteriori discriminazioni.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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