Entro il 2029 a Brescia serviranno oltre 70mila nuovi lavoratori
La provincia di Brescia ha «fame» di lavoratori. E la richiesta delle aziende rischia di trasformarsi in vera emergenza nei prossimi cinque anni. A certificarlo sono due studi sul mercato del lavoro, realizzati rispettivamente dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e da Anolf-Sportello immigrati della Cisl Brescia. Due analisi distinte, ma che mostrano molti punti in comune.
Previsioni Excelsior
Secondo l’analisi Excelsior da qui al 2029, a livello nazionale, le imprese sono pronte ad assumere da 3,3 milioni a 3,7 milioni di lavoratori; gran parte delle richieste (circa il 90%) sarà determinata dalle necessità di sostituire i lavoratori che vanno in pensione. Secondo i dati Unioncamere la parte da leone, nel prossimo quinquennio, la fa la Regione Lombardia con il 18% dell’intero fabbisogno nazionale, ovvero oltre 709mila lavoratori, seguita dal Lazio (391mila lavoratori), Veneto (326mila) ed Emilia Romagna (325mila). Storicamente, la provincia di Brescia rappresenta circa il 10-11% dell’occupazione regionale lombarda. È quindi presumibile che nel prossimo quinquennio il fabbisogno occupazionale atteso per la nostra provincia sia stimato in oltre 70mila lavoratori.
Dietro a Milano
Nel caso di uno scenario economico negativo (dove il fabbisogno nazionale cala e la quota di crescita è minore), la stima per Brescia scenderebbe di conseguenza, ma il fabbisogno complessivo resterebbe comunque consistente, essendo in gran parte determinato dalla sostituzione di lavoratori in uscita. Nel confronto regionale, la provincia di Brescia è seconda solo a Milano che ha un fabbisogno stimato di 226mila lavoratori, dopo di noi Bergamo con un fabbisogno di 67mila, quindi Monza e Brianza con 56.700.
Formazione terziaria
Il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro resta un nodo irrisolto per le imprese. L’analisi Excelsior Unioncamere prevede infatti che da qui al 2029, tra oltre il 37% del fabbisogno occupazionale riguarderà professioni per cui è richiesta una formazione terziaria (laurea, diploma Its Academy), mentre per oltre il 45% del personale sarà richiesto il possesso di una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale.
Lo studio Cisl Brescia
I dati previsionali, riportati da Excelsior-Unioncamere, confermano per certi versi anche le risultanze dell’analisi realizzata dalla Cisl di Brescia. Secondo l’analisi del sindacato nel 2024, i permessi emessi ai lavoratori stranieri in base al Decreto flussi sono stati 161, a fronte di ben 10.350 domande presentate dalle imprese.
Lo studio Anolf-Sportello immigrati evidenzia nel dettaglio la ripartizione: 300 sono state le quote assegnate per il lavoro subordinato per assistenza familiare o nell’ambito socio-sanitario (4.316 le domande presentate, 31 permessi rilasciati); 350 per lavoro non stagionale nei settori indicati dal decreto stesso, quali edilizia, idraulica, trasporto conto terzi, ecc. (4.571 domande presentate, 106 permessi emessi); 305 per il lavoro stagionale (1.471 domande presentate, 24 i permessi). Ancor meno del 2023, quando i permessi erogati furono 326, in risposta a 8.987 domande inviate.
La programmazione 2025
È evidente che qualcosa si va inceppando lungo il percorso. Guardando alla programmazione dei flussi d’ingresso nel 2025, Brescia fa la parte del leone sul territorio lombardo: 3.420 lavoratori extracomunitari destinati ad un lavoro subordinato non stagionale, di cui 1.364 per la quota riservata alle lavoratrici donne; 900 ai cittadini di Stati con cui l’Italia ha stipulato nuovi accordi di cooperazione in materia migratoria; 326 il tetto riservato all’accordo India e 98 per l’accordo Tunisia; 733 ai lavoratori del settore assistenza familiare e socio-assistenziale (colf, badanti ecc.); a questi si aggiungono altri 198 lavoratori per un impiego stagionale. Un ammontare che vale oltre un terzo del numero complessivo destinato alla Lombardia. Ma, come detto, le percentuali di arrivo e, soprattutto, dei contratti effettivamente siglati, sono esigue.
I nodi del Decreto flussi

La macchina non funziona, spiega Giovanni Punzi, presidente Anolf Brescia, associazione promossa dalla Cisl (che fornisce anche assistenza alle aziende per lo svolgimento delle pratiche): «Siamo partiti dal documento regionale, traducendo i dati del Bresciano. Non è tutto oro quel che luccica: vi sono problemi e sensibilità di cui il decreto non tiene conto. Come fa, ad esempio, una famiglia che deve assumere un badante a chiedere una persona che viene dall’estero, non conosce la lingua e a cui deve affidare il papà o la mamma? Con i datori di lavoro, poi, si può creare un “limbo” che va fermato; sappiamo di società estere che procurano fittizi posti di lavoro e, quando il lavoratori arrivano con i visti in Prefettura, non trovano nulla».
Burocrazia e tempi lunghi
Inutile, dunque, incrementare i numeri. «Uno specchietto per le allodole – commenta il presidente Anolf –. Il vero nodo sta nella burocrazia e nelle tempistiche troppo lunghe. Se non snelliamo le procedure per il rilascio, è inutile. A volte, quando i lavoratori arrivano la campagna di raccolta è già terminata. Ed anche la sanatoria non va bene, perché tiene conto solo dei numeri e non di tutto quanto ruota attorno al sistema d’ingresso, come l’alloggio cui bisogna provvedere. Le imprese – prosegue Punzi – lamentano la mancanza di manodopera, ma a bloccare o arginare questo tipo di flusso è il corto circuito che si crea tra governo, datori di lavoro e burocrazia».
Il report
Nel report di Anolf-Cisl, si trovano le risposte a diversi quesiti sotto forma di «vero o falso». Falso, per cominciare, e per i motivi riportati, che i flussi 2023-2025 abbiano permesso l’ingresso regolare in Italia di quasi 450mila lavoratori stranieri, così come non trova riscontro che il Decreto risponda alle esigenze del mondo del lavoro, né che i flussi di ingresso promuovano il contrasto all’irregolarità. «La stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha denunciato la situazione. Si è parlato di modifiche al provvedimento, ma al momento – conclude Punzi – il sistema permane».
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