Economia

Bollette, stangata in arrivo: da 770 a 1.200 euro a famiglia

Nomisma stima un aumento del 61% per il gas e del 45% per l'elettricità
Bollette (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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L'arrivo della stangata non è più una notizia. La rincorsa dei prezzi dell'energia che tra pochi giorni si scaricherà sulle bollette degli italiani è annunciata da tempo: resta però da capire quale sarà realmente l'entità dei rincari e quali saranno gli interventi per arginare gli aumenti. Che saranno comunque alti: tra i 700 e i 1.200 euro secondo le previsioni di Nomisma Energia che arrivano breve anticipo dai dati ufficiali che l'Autorità per l'energia il gas e l'ambiente dovrebbe comunicare giovedì. In dettaglio le cifre anticipate da Nomisma (e che combaciano anche con quelle dei consumatori) prevedono, dati i prezzi in corso e senza considerare gli interventi del governo, un aumento del 61% per il gas e del 45% per l'elettricità, con una spesa complessiva su base annuale nel 2022 di 1.200 euro in più a famiglia. Mentre con gli interventi per ora annunciati (3,8 miliardi) più il ripetersi di quanto fatto prima (5 miliardi) l'aumento sarà del 40% per il gas e per l'elettricità del 28% con una spesa di 770 euro in più a famiglia. Moltissimo in ogni caso.

Intanto i prezzi continuano a salire: in base agli ultimi dati del Gestore del mercato elettrico nella settimana dal 20 al 26 dicembre il prezzo medio di acquisto dell'energia elettrica è cresciuto del 5,1% rispetto alla precedente. E le cifre importanti già messe in campo e programmate dal governo per arginare il caro energia , secondo molti, sono insufficienti. Non solo a ristorare parzialmente le famiglie, ma a fare da argine ai costi per le aziende per evitare una pericolosa spirale di aumenti dei prezzi al consumo. A sollecitare nuovamente un intervento strutturale del governo è tornato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e tutta la politica è in pressing: la Lega ha annunciato in settimana la presentazione delle sue proposte; il responsabile economico del Pd Aurelio Misiani chiede che il governo aumenti le risorse programmate; stessa richiesta anche dal coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani che chiede di tagliare tasse e accise che gravano sulle imprese fintanto che i prezzi saranno tornati alla normalità.

Il boom dei prezzi, volati soprattutto per il gas (con cifre a 2 zeri nonostante i parziali cali delle ultime sedute), secondo molti analisti è infatti una congiuntura che potrebbe risolversi a breve con l'arrivo della primavera e una volta diluito l'effetto della ripresa della produzione a livello mondiale che spinge i consumi. A novembre, secondo i dati di Terna sono cresciuti del 3,8% su base annua ed il fabbisogno nazionale è salito a 26,4 miliardi di Kwh, con un aumento della richiesta di energia del 5,6% da inizio anno; un risultato sul quale hanno influito la performance «fortemente positiva dell'industria» trainato da siderurgia, meccanica e alimentari. Gli scenari però sono aperti. «In teoria secondo le previsioni - spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - già nel 2023 dovremmo avere prezzi che sono la metà di adesso; ma c'è un problema strutturale di fondo di un enorme squilibrio tra domanda e offerta che non è stato mai risolto: ce lo portiamo dietro dagli anni '70 ed ora, anche se stiamo puntando tutto sulla transizione, continuiamo a dipendere completamente dai fossili, petrolio in primis».

I dati di Terna confermano: a novembre la produzione nazionale netta ha registrato una crescita del 14% rispetto al novembre del 2020 e le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 28% della domanda mensile. In aumento del 21,5% le fonti di produzione termoelettrica e del 63,5% quelle eoliche, mentre sono scese l'idroelettrica (-16,3%), la fotovoltaica (-21,9%) e la geotermica (-3%). Per quanto riguarda l'Italia, Tabarelli esprime tutte le sue perplessità sul nucleare come soluzione. «Ci sono stati due referendum - dice - e soprattutto c'è un problema di fondo che è sempre stata l'incapacità dell'Italia di gestire sistemi complessi, come invece ad esempio sa fare la Francia, dovremmo essere onesti e riconoscere che non ce la faremmo». A beneficiare della situazione intanto il mercato, non solo con i rialzi di petrolio e metano, ma con i titoli dei principali attori del settore energetico che guadagnano su tutte le piazze.

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