Automotive, le sfide si accumulano: adesso vanno accorciate le filiere

Esce, in edicola e online il prossimo 6 dicembre, Bilanci Brescia 2022, la ricerca che la redazione Economia del GdB e l'Università degli Studi realizzano sui bilanci delle prime mille aziende bresciane per fatturato. In questo articolo vi proponiamo l'analisi relativa al settore automotive.
Il settore automotive è negli ultimi anni argomento costante di dibattiti in campo politico e industriale: se da un lato è investito del compito di essere uno dei primi settori a partecipare in modo attivo (e obbligato) alla salvaguardia del nostro pianeta, dall’altro pesa l’onere di doverlo fare senza molti margini di manovra. E in tempi brevi. La decisione, confermata più volte dalle istituzioni Ue, di vietare la vendita di motori endotermici (alimentati a benzina o diesel) a partire dal 2035, spaventa i mercati e immerge i player dell’automotive in un mare di incertezze.
Esponenti del mondo industriale (e non solo) si sono espressi a favore della transizione, guidata però dalla neutralità tecnologica, ossia dalla possibilità di scegliere che strada seguire nel proprio percorso di rinnovamento. Per un Paese come l’Italia che produce più motori e componenti che autovetture, il passaggio completo all’elettrico, in tempi così ridotti, comporterebbe costi economici e sociali a dir poco preoccupanti e, per questo, viene chiesta a gran voce l’inclusione dei carburanti neutri tra le alternative ai powertrain full electric.

Il mercato
Il 2022 è stato un anno di difficoltà in termini di autovetture prodotte e di immatricolazioni (in calo del 9,7% rispetto al 2021 ma in rimbalzo positivo nel 2023): se nel 1989 si producevano circa 1,5 milioni di autoveicoli, ad oggi non si raggiunge neanche un terzo di tale cifra. Per i fornitori delle case automobilistiche, fortunatamente, il 2022 non è stato un anno catastrofico.
L’analisi riportata si focalizza su 17 imprese e gruppi bresciani del settore automotive, nomi che godono di autorevolezza e stima a livello nazionale e non solo, generatori di un fatturato totale pari a quasi 3,6 miliardi nel 2022 contro i 3 dell’anno precedente (+19,7%). Per quanto riguarda i margini, l’Ebitda (margine operativo lordo) mantiene stabile l’incidenza sul fatturato rispetto al 2021 (11,4%): tutte le imprese esaminate, ad eccezione di una, presentano un dato positivo. Il reddito operativo (Ebit), inoltre, si riduce nel 2022 rispetto all’anno precedente per sette imprese ma complessivamente aumenta dell’8,4%. La redditività degli investimenti (Roi) non subisce modificazioni malgrado la lieve contrazione del Ros, a causa dell’incremento di fatturato che gonfia l’asset turnover: il calo della marginalità delle vendite porta a non poche preoccupazioni nel lungo termine.
Interessante è poi analizzare l’incidenza del costo del lavoro sul fatturato, rapporto che diminuisce sensibilmente: gli incrementi, che più hanno pesato sulle imprese nel 2022, sono energia e materie prime.
Segnale importante è il numero di imprese che chiudono l’anno in perdita, duplicato rispetto ai soli due casi del 2021: l’utile complessivo, tuttavia, supera quello dell’anno passato e, grazie a patrimoni netti sempre consistenti e rafforzati, la redditività per i soci (Roe) non accusa il colpo (9,1% rispetto al 9% del 2021).
L’autocopertura
Le imprese bresciane dell’automotive si riconfermano solide, con indici di autocopertura positivi e in aumento (1,1 contro 1 del 2021): fonti e impieghi persistono in uno stato di equilibrio che gli ingenti investimenti necessari al settore non intaccano.
Il rapporto di indebitamento è invariato nel triennio e su valori sostenibili, seppur con una leggera riduzione della sostenibilità del debito data dalla maggiore incidenza degli oneri finanziari sull’Ebitda.
A chiusura dell’analisi è bene soffermarsi sul valore aggiunto: in rapporto al fatturato si registra un continuo decremento e, se lo scorso anno si trattava di circa due punti percentuali, tra 2021 e 2022 se ne perdono quasi tre. Considerando un fatturato in crescita, il crollo del valore aggiunto allarma: da un lato le nuove produzioni (auto elettrica in primis) lo comprimono, perché tutto si semplifica, si alleggerisce e necessita di meno componenti per giungere al prodotto finito. Dall’altro è però indispensabile riuscire ad intercettare più valore per crescere, riposizionando la filiera e accorciandola il più possibile, puntando a generare opportunità locali e diversificando. Le sfide per il settore continuano ad accumularsi, dalla necessità di colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro al recupero di competenze industriali e volumi di mercato per resistere alla pressione competitiva.
Fondamentale è investire e le imprese bresciane non si tirano indietro: dalla comparsa di un numero sempre maggiore di uffici dedicati alla funzione R&S a una propensione all’investimento in ricerca superiore rispetto alla media del manifatturiero italiano, le imprese dell’automotive sono pronte a cogliere nuove opportunità.
ha collaborato Vanessa Gatelli
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