Economia

Auto elettrica: la filiera bresciana si attrezza

«Summit» tra le imprese l’ambasciatore Terzi, Gaboardi e l’esperto americano MacDougald
Automotive. La filiera bresciana della componentistica si interroga sul futuro dell’auto elettrica
Automotive. La filiera bresciana della componentistica si interroga sul futuro dell’auto elettrica
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Bird, il monopattino elettrico, in California è ad ogni angolo di strada delle grandi città. Basta scaricare un app, registrarsi con i dati della patente e della carta di credito, e l'acceleratore di Bird (dalle 6 alle 20, perché essendo geolocalizzati alle 20 e zerouno vengono ritirati dalla compagnia per essere riposizionati nelle zone strategiche della città), si sblocca. Un successo.

L'auto elettrica otterrà un successo di diffusione di pari dimensioni? Il confronto ovviamente tra monopattino e 4 ruote è ovviamente impari, ma l'auto a emissioni zero sarà la sicura protagonista del futuro (nè remoto né prossimo) della mobilità. In alcuni Paesi del mondo - come Cina, Stati Uniti e Francia - è un mercato già in forte espansione, grazie soprattutto a politiche di incentivazione.

In Italia nel 2017 le auto di questa categoria corrispondevano allo 0,1 % del parco, percentuale che potrebbe raddoppiare quest'anno se ci saranno facilitazioni per gli utenti (come ad esempio l'ingresso nelle ztl) o piani per le colonnine di ricarica, sia in città sia extraurbane.

I modelli cui ispirarsi, peraltro perfettibili, già ci sono e proprio di chi è più avanti si è parlato in un incontro, promosso da Marco Frigessi di Rattalma, docente di diritto europeo a Brescia, che dopo aver pubblicato un libro sul diesel gate ha proposto la riflessione sulla politica energetica negli Stati Uniti e sui nuovi veicoli «autonomi» (alimentati da fonti rinnovabili) e l'impatto globale sull'industria dei trasporti.

Brescia guarda all'auto elettrica con sei occhi: due dei cittadini che vogliono respirare aria pulita, due del mondo dell'automotive (una filiera con oltre 250 imprese e 20.000 occupati) interessati al business dell'auto elettrica come spazioni di business ma anche di potenziale preoccupazione e due delle pubbliche amministrazioni che sognano un'aria meglio vendibile in campagna elettorale.

Ospiti dell'incontro, l'ex ambasciatore italiano (all'Onu, negli Usa, in Israele e ministro degli Affari esteri) Giuliano Terzi di Santagata, che ha aperto gli occhi sui rischi di distacco dell'Italia dal multilateralismo, il docente americano all'Università del Connecticut Joseph MacDougald, direttore del centro per le leggi sull'ambiente e l'energia, e Saverio Gaboardi, presidente del cluster lombardo per la mobilità che ha sottolineato come su questo tema non ci possa esser in prospettiva un "di qua o di là", ma che il problema debba esser approcciato per gradi, prendendo il meglio da chi è più avanti.

E nessuno è più avanti della California - ha ricordato il professor Mac Dougald - presentando i modelli di incentivazione, ricordando che il problema va studiato sia dalle imprese che dalle pubbliche amministrazioni. In vista del decollo diffuso (ancora lontano, non va dimenticato che Sergio Marchionne disse che per ogni 500 elettrica vendute negli Usa FCA perdeva 20mila dollari) i problemi da risolvere sono tanti: di tecnologia, di prodotto, di regole e di servizi. E di mercato, sempre unico arbitro di tutto.

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