Economia

Arte e territorio, nuovi confini dell’impresa

Un incontro nell'ambito del Festival LeXGiornate, con gli imprenditori che parlano agli studenti degli atenei bresciani.
Carnazzi di Saef, relatore all'incontro con gli studenti
Carnazzi di Saef, relatore all'incontro con gli studenti
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Una lezione originale, ad atenei unificati. È quella che si è svolta nella tensostruttura allestita in piazza Vittoria, all’Officina delle idee-Campus Saef, format firmato appunto da Saef nell’ambito del Festival LeXGiornate. Allievi di «Impresa no limits, i confini dell’impresa oltre la dimensione economica», questo il titolo della lezione, gli studenti di Università degli Studi di Brescia, Cattolica, Accademia di Belle Arti Santa Giulia.

«Insegnanti» - coordinati da Emanuele Turelli di Saef - Claudio Teodori, docente della Statale, Daniela Grandi di Gabeca Group, il direttore artistico del Festival, Daniele Alberti, Gianpiero Capoferri di Sa Group, Paolo Carnazzi di Saef. «Quali sono i confini dell’impresa oltre quelli economici? Quale è il nuovo modo di fare impresa», è la domanda centrale che ci si è posti nella lezione aperta. «Quando si parla di impresa oggi dovete scordarvi che l’unico elemento centrale sia quello economico» è stata la premessa di Teodori. Gli imprenditori, quindi, secondo i relatori hanno davanti a sé sfide che impongono loro di essere trasversali così come viene richiesto, per le competenze, a dipendenti e collaboratori. Daniela Grandi ha confermato che «un imprenditore deve avere sempre la mente aperta, pronto a cogliere i cambiamenti». Alberti ha colto al volo questo ponte tra arte e impresa: «Pure nella creatività, come nell’impresa, il saper fare è centrale». Carnazzi di Saef ha sottolineato: «Le imprese hanno priorità che si evolvono e quindi bisogna avere una visione, un’idea molto chiare di quello che si è». Capoferri ha chiosato: «Il rispetto, la qualità, la costanza e l’amore per il tuo lavoro restano asset trasversali a tutte le epoche». Insomma, fare impresa con passione resta conditio sine qua non. Anche nell’epoca del 4.0.

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