Economia

Aperture nei festivi, associazioni e sindacati: «Sì, con tetto»

La proposta del Governo di reintrodurre limiti trova consensi anche tra le associazioni di categoria
Chiusure domenicali. Discussione aperta -  © www.giornaledibrescia.it
Chiusure domenicali. Discussione aperta - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo che il ministro Luigi Di Maio, a metà giugno, ha annunciato l'intenzione di rivedere il decreto Monti sulla «deregulation selvaggia» che, di fatto, ha liberalizzato il lavoro domenicale e festivo, il tema è tornato fortemente in auge.

Prima, nel mese di luglio, quando è stata resa manifesta la proposta di legge del sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa che vorrebbe reintrodurre un limite del 25% di esercizi commerciali dello stesso settore merceologico aperti la domenica o in un giorno festivo e fisserebbe a 12 giorni il limite massimo di aperture festive all'anno, escludendo però gli esercizi nelle località turistiche. Poi, proprio a cavallo di Ferragosto, quando i sindacati (complice una festività che ha visto centinaia di lavoratori costretti a dover garantire la copertura di un ulteriore turno) sono tornati a chiedere di essere convocati per discutere del superamento della liberalizzazione fissata nel 2011 dal governo Monti.

Oggi, a due settimana di distanza, nulla è cambiato sul fronte pratico, ma certo il tema è diventato ancora più caldo, sia tra le associazioni di categoria che tra i rappresentanti sindacali. «Siamo assolutamente favorevoli all'idea di dare un tetto limite alle aperture domenicali e festive», esordisce Alessio Merigo, dg di Confesercenti della Lombardia Orientale che, non a caso, chiama in causa la raccolta firme (il titolo era «Libera la domenica») lanciata tempo fa dalla sua associazione proprio per portare l'attenzione sulla necessità di superare un decreto che «pone le piccole imprese in una condizione di minore competitività rispetto alla Gdo».

Una convinzione sposata anche dal collega Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Ascom Brescia. «Riteniamo che sia opportuno fare un passo indietro e riproporre una regola che peraltro esiste in tutti i Paesi d'Europa», tuona Massoletti. «Del resto - continua - è ormai evidente che la deregulation non ha portato i risultati sperati sotto il profilo dei consumi, ma è stata solo un'arma in più nelle mani dei più forti».

Anche i sindacati hanno le idee chiare, anche se al momento da Roma non arrivano novità. «Per quanto ne sappiamo non si è mosso ancora nulla, o almeno a noi non è arrivata alcuna comunicazione di incontri avvenuti i pianificati sul tema con il ministro» dice Valter Chiocci della Fisascat Cisl di Brescia che richiamando la campagna «La festa non si vede» sottolinea l'urgenza di stabilire un tetto massimo per le aperture, ma ponendo attenzione al giusto equilibro tra varie categorie coinvolte e comprendendo anche il commercio on-line. «Altrimenti rischia di essere una regolamentazione finta», tira corto.

Analoga la posizione del collega della Filcams Cgil, Giuseppe Leone, che dice: «Sono anni che stiamo portando avanti una battaglia per la revisione del decreto Monti ma per ora abbiamo sentito solo chiacchiere». Poi aggiunge: «Le norme devono essere ragionate partendo dai dati di realtà, e per farlo bisogna sedersi intorno a un tavolo e tenere in considerazione le esigenze delle parti coinvolte, dalle associazioni di categoria alla Gdo sino ai sindacati dei lavoratori».

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