Antonio Gozzi è il nuovo presidente di Federacciai

Ribaltando la consuetudine in voga nelle assemblee di questi tempi difficili, Antonio Gozzi, amministratore delegato di Duferco Group, professore di economia all'Università di Genova e nuovo presidente di Federacciai, elenca i doveri delle imprese prima di mettere in luce le richieste della siderurgia italiana al mondo politico nazionale ed europeo.
Tutto questo, tuttavia, con una premessa. Gozzi, eletto all'unanimità dagli imprenditori siderurgici riuniti a Milano (nella sede del Sole 24 Ore) per l'annuale assemblea, precisa senza mezzi termini che «senza l'industria manifatturiera l'Europa è perduta». Secondo il nuovo presidente di Federacciai, che ha raccolto il testimone lasciato da Giuseppe Pasini, «è necessario parlare oggi di reindustrializzazione del continente».
Sta passando, dice il professore, il tempo in cui si divideva il mondo economico in due: «Da una parte i buoni rappresentati dalla finanza, dai servizi, dalle imprese innovative o presunte tali; dall'altra i brutti, gli sporchi e i cattivi, vale a dire le industrie, percepite come inquinanti e obsolete». Se è chiaro questo punto di partenza, l'industria siderurgica nazionale (che dà lavoro, direttamente o indirettamente, a 70mila addetti) è pronta nuovamente a fare il proprio dovere. Come sta facendo, del resto, in questi anni di crisi. «Dal 2007 al 2011 - spiega Gozzi - il settore ha realizzato in Italia investimenti per 5,5 miliardi di euro, di cui quasi un miliardo per attività legate alla tutela dell'ambiente».
E proprio sul tema ambientale il nuovo presidente si è soffermato a lungo nel corso di una relazione d'attacco, come lui stesso l'ha definita, ma anche profonda e completa. L'industria dell'acciaio, per citare solo un dato, ha ridotto di oltre il 40% le proprie emissioni di CO2 dal 1990 a oggi. Ma le aziende rinnovano l'impegno sul fronte della sostenibilità ambientale. Non solo. «Il primo dovere degli industriali - afferma Gozzi - è continuare a investire nelle proprie imprese». Dopo gli anni grassi, infatti, i siderurgici avrebbero potuto «prendere i soldi e scappare». Non lo hanno fatto, anzi hanno rilanciato.
È però ora che il governo nazionale e l'Unione europea riscoprano il valore del manifatturiero e agiscano di conseguenza. «L'industria europea - dice il presidente - ha ancora un grande bisogno di acciaio: ma bisogna favorire la crescita perché anche il settore possa tornare a svilupparsi». In particolare, gli interventi a sostegno dell'edilizia sono fondamentali anche per il bene della siderurgia. A livello comunitario, Federacciai chiede la protezione del rottame europeo con l'imposizione di un dazio per chi importa da fuori Europa.
Il settore (in Italia sono presenti più di 150 imprese produttrici) sta continuando ad attraversare un periodo estremamente complesso. Il 2012 sarà un anno di recessione in Italia e di fortissimo rallentamento in Europa; la produzione di acciaio, quindi, calerà. La siderurgia italiana resta così gravata da una sovracapacità produttiva molto preoccupante.
Il patron Feralpi Pasini resterà nel comitato di presidenza di Federacciai, di cui farà parte per i prossimi due anni anche Paola Artioli (Aso Siderurgica) in qualità di vicepresidente.
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