Economia

Almala, le borsette in pelle che fanno impazzire le signore

Nata nel 2009 su iniziativa di un’imprenditrice bresciana, Maria Vittoria Pasotti, e di una toscana, Alessandra Vitali
Alessandra Vitali e Maria Vittoria Pasotti - © www.giornaledibrescia.it
Alessandra Vitali e Maria Vittoria Pasotti - © www.giornaledibrescia.it
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Cosa ci fa vicino ad una borsetta un cartellino del prezzo con la sottolineatura «Almala - Brescia - Italy» in vetrina nell’elegante negozio di Kado in Calle de Villanueva a Madrid? Brescia non è solo terra di produttori di acciaio, armi, latte, rubinetti e Franciacorta, ma anche di borsette griffate Almala (ragione sociale che un poco esprime un nome e un poco vuol dire anima) che nel mondo è nuovo ambasciatore del made in Brescia.

Almala compie dieci anni, nata nel 2009 su iniziativa di un’imprenditrice bresciana, Maria Vittoria Pasotti, e di una toscana, Alessandra Vitali. Da una fusione tra due culture, quella della lavorazione delle pelli in toscana, e quella di un’anima bresciana più orientata al business nasce il marchio che fa impazzire le signore, azienda che ha intercettato per il potenziamento della struttura creativa alcuni talenti bresciani espressi da Machina Lonati, che per il sito si è affidata a Scozzese Design, art director di Andrea Bocelli, che a Brescia ha l’anima finanziaria/commerciale/creatrice e in Toscana la parte produttiva legata alla lavorazione delle pelli, pur tenendo nel Bresciano ed appena di là dal confine con Bergamo quella hard dei materiali con cui si producono i manici delle borse in metallo o in acetato.

 

 

Almala nei giorni scorsi esponeva a White in via Tortona a Milano, piattaforma di riferimento per il womenswear di attualità «dove - racconta Maria Vittoria Pasotti - presentiamo la nostra linea» fatta non solo di borse ma anche di accessori che a Brescia vengono proposti ormai in molti negozi della città e della provincia oltre che in tutta Italia.

La storia delle borse «made in Brescia» nasce quasi per caso: le due imprenditrici in vacanza sul Tirreno fanno conoscenza con un’artigiana di Fucecchio cui travasano ciò che hanno in mente, esce una borsa come avevano in testa (arricciatura nella parte alta cui infilare i manici), le conoscenti (e non solo) la apprezzano e il «la voglio anch’io» trasforma l’idea in business facendo affermare la Bb, che sta per Bracelet bag. Almala era partita con un primo mercato di prossimità: i primi affari si fanno con amici e parenti, poi tocca ai negozi della città. Nell’anno del debutto finiscono così sul mercato 8.000 borse dai nomi delicati Queen Grace, Elisabeth Caroline o Antea.

 

 

Nasce poi un passaparola che ci ha dato clienti, entusiasmo e stimoli per allargare la collezione, aggiunge Maria Vittoria Pasotti, mamma di due figli. Alle borse si affiancano gli accessori e la leva per nuovi spazi di mercato sono i bracciali ed i gioielli «tutto prodotto in Italia, tutto pensato a Brescia dove c’è la cabina di regia - aggiunge l’imprenditrice -. Oltre alla partecipazione alle fiere all’estero e senza trascurare la sostenibilità e sempre convinte che l’impegno ripaga».

 

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