Economia

Allevamenti conigli, la Regione si ribella alle nuove norme

La novità introduce l'allevamento a parchetto. Rolfi: «La visione del ministero della Salute rischia di ammazzare il nostro comparto»
Allevamenti di conigli da carne - © www.giornaledibrescia.it
Allevamenti di conigli da carne - © www.giornaledibrescia.it
AA

L’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi lo dice a chiare lettere: «La visione ideologica del ministero della Salute rischia di ammazzare il comparto cunicolo lombardo e italiano. La richiesta di sostituire le gabbie attualmente in essere con sistemi di allevamenti a parchetto - tira corto - è sintomo di una visione animalista che metterà i nostri allevatori fuori dal mercato». Insomma, le nuove linee guida del ministero sull’allevamento dei conigli non vanno giù al politico bresciano, che sulla questione scrive una lettera al presidente della commissione politiche agricole della conferenza Stato Regioni, Michele Emiliano, affinché la questione venga trattata nella prossima seduta della assemblea degli assessori all’Agricoltura di tutte le Regioni italiane.

«In Lombardia sono presenti 447 allevamenti di conigli e quasi 300mila capi (di cui 57 allevamenti e 99mila capi nel Bresciano, ndr). Pensare di costringere gli allevatori a sostituire gabbie e capannoni significa obbligarli a investimenti enormi per acquistare altri spazi e nuove attrezzature», rincara la dose Rolfi che definisce la richiesta «puramente ideologica, visto che non esiste alcuna direttiva europea in tal senso e nessuna ricerca scientifica che la giustifichi». Poi aggiunge:«Se il ministro della salute vuole penalizzare il mercato cunicolo italiano lo dichiari pubblicamente. Così facendo si contribuisce solo ad aumentare il divario con gli altri Paesi europei ed extraeuropei. In Italia gli allevamenti sono controllati e il benessere animale è garantito, altrove no. Questa richiesta dunque rischia di ottenere l’effetto opposto rispetto a quello desiderato». Il quadro. In Lombardia, vale la pena di ricordarlo, gli allevamenti di cunicoli sono aumentati del 22,5% dal 2010 (passando da 365 a 447), ma nel contempo sono diminuiti del 12% i capi allevati, che sono passati da 329mila a 289mila.

Anche le organizzazioni del mondo agricolo la vedono come il titolare dell’agricoltura. In una nota, Coldiretti fa sapere di condividere l’intervento dell’assessore Rolfi a difesa del settore. «Le nostre aziende sono sicure, controllate e attente al benessere animale», precisa Massimo Albano, direttore di Coldiretti Brescia, che a nome dell`associazione fa sapere di non condividere l’approccio di dover imporre un cambiamento nei sistemi attualmente in uso senza prima aver acquisito dati consolidati ed esperienza verificate. «È fondamentale valutare la sostenibilità economica della proposta per non costringere gli allevatori a investimenti enormi per l’adeguamento di spazi e attrezzature - tuona -:la proposta rischia di ottenere l’effetto opposto mettendo in difficoltà gli allevatori che operano quotidianamente nel rispetto delle normative vigenti». «Tutte le volte che l’ideologia prevale sulla ricerca scientifica i risultati non sono mai positivi - commenta il direttore di Confagricoltura, Gabriele Trebeschi - per questo motivo ci associamo all’assessore regionale Rolfi nel considerare sbagliate e dannose le nuove linee guida del ministero della Salute sull’allevamento di conigli. Si tratta di norme che porterebbero non solo a nuovi investimenti spesso insostenibili, ma anche ad ulteriore burocrazia: da sempre invece riteniamo che i controlli sono corretti ma gli imprenditori agricoli devono essere messi nelle condizioni di poter lavorare, senza essere continuamente vessati da nuovi vincoli».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia