Alle Trafilerie Carlo Gnutti manca la corrente, il nuovo sito «ritarda»

Il gigante si ingrandisce, ma le Trafilerie Carlo Gnutti di Chiari l’avrebbero fatto ancor più velocemente se il dialogo con il vettore dell’energia fosse stato più snello e se il gruppo bresciano avesse potuto disporre dell’energia necessaria a far funzionare i nuovi impianti per lavorare l’alluminio.
Le Trafilerie di Chiari sono infatti in attesa del collegamento tra il nascente stabilimento ex Durpress ormai completato e la dorsale per il trasporto di elettricità che deriva da Treviglio utilizzata per i treni ad alta velocità, progetto che rientra in un programma in cui il Piano di Sviluppo 2023 della rete elettrica nazionale prevede in Lombardia un impegno di 1,3 miliardi di euro per i prossimi 10 anni e colloca la regione al primo posto per investimenti nel Nord Italia.
Occorrerà così attendere ancora qualche mese perché l’ex Durpress inizi a produrre (montaggi conclusi nel luglio 2025 e avvio delle produzioni nel 2026 con a regime cento nuovi posti di lavoro a conclusione di un investimento di 150 milioni) in cui alle barre d’ottone si affiancherà l’alluminio.
Il punto
Partita decisiva quella dell’energia elettrica, in cui il «fai da te» produttivo con i pannelli solari resta importante: il totale installato sul tetto degli stabilimenti dalla Carlo Gnutti è pari a 5.382 kwp in via san Bernardino, 676 kwp in via Silvio Pellico e 999 kwp a Urago D’Oglio per un totale di 7058 kwp (unità di misura, spesso legata al mondo del fotovoltaico per indicare la potenza massima raggiungibile da un impianto), anche se l’azienda sta pensando di affiancare un nuovo progetto a terra da altri 10.000 kwp che sorgerà vicino alla sede di via San Bernardino.
I numeri
Per le Trafilerie di Chiari questo è il futuro prossimo, il passato prossimo è il bilancio al 30 giugno 2024 presentato dal presidente Enrico Gnutti (con la figlia Carla) e dal il fratello Gianfranco (con il figlio Ermanno): in conto economico ricavi per 487 milioni (587 nel giugno 2023), costo del venduto di 392,6 milioni (498 nel 2023) quindi con un valore aggiunto di 94,4 milioni.
Per i 400 addetti (11 dirigenti, 120 impiegati, 262 operai e altre due risorse) il costo del lavoro è stato di 25,4 milioni. I ricavi sono così suddivisi: 395,2 milioni in Italia, 80,5 nell’Ue, 12,2 extra Ue. L’ebitda (assimilabile per un’impresa al contagiri di un motore consentendo infatti di verificare se la società realizza profitti positivi dalla gestione ordinaria) da 55,5 è salito a 58 milioni. L’utile di esercizio è stato di 18,3 milioni contro 32,2 del precedente esercizio.
Esplicativi del ruolo che la società metallurgica ricopre, due dati: nell’ultimo esercizio le trafilerie di Chiari hanno effettuato investimenti per 16,7 milioni (2,5 in impianti e 2,5 in immobilizzazioni); la posizione finanziaria netta corrente è scesa da - 99,2 a - 38,1 milioni. Quanto agli indici di redditività il Roe (indicatore di sintesi della redditività di un’impresa) è sceso dal 7,98 al 4,27%, il Roi (che rappresenta la redditività della gestione operativa) dal 6,16% si è attestato al 4,23% ed il Ros (incidenza del margine operativo netto sui ricavi) è passato dal 7,53% al 6,26%.
Il futuro? Un report di Intesa San Paolo - Prometeia rileva ricavi a fine 2024 in calo dell’1,7%, ma già il prossimo anno export e domanda interna faranno recuperare il terreno perso. Sperando che i capi del mondo facciano i bravi.
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