Economia

Alfa Acciai con Tsr scommette sul rottame

Stabiumi e Lonati: punteremo molto sulla controllata tedesca. Stabili i ricavi della holding (1,4 mld) che chiude in perdita
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Il futuro dell’Alfa Acciai, così come per gran parte del comparto siderurgico, sarà particolarmente condizionato dal mercato del rottame. «È l’unico prodotto che spesso presenta una domanda maggiore dell’offerta» evidenzia l’amministratore delegato di Alfa Acciai, Amato Stabiumi. E se è vero, come dice il suo socio Ettore Lonati, che in questo momento «è il rottame che fa la differenza», si capisce chiaramente perché i due imprenditori bresciani, dopo aver pesantemente investito nello stabilimento di San Polo, ora hanno deciso di scommettere sulla «controllata» tedesca Tsr.

La Thyssen Sonnenberg Recycling è una delle maggiori realtà europee specializzate nel trading di rottame con otto milioni di tonnellate movimentate l’anno, 2mila dipendenti, 150 siti produttivi e oltre 3 miliardi di fatturato, 600 milioni dei quali vanno a «gonfiare» i ricavi del gruppo Siderurgica Investimenti a cui appartiene l’Alfa Acciai.

«La Tsr - puntualizza Stabiumi - è un’azienda con un grande futuro e sulla quale punteremo molto». Attualmente l’Alfa Acciai detiene il 20% del capitale della società tedesca e le famiglie Stabiumi e Lonati si dicono disposte a sottoscriverne un eventuale aumento. In Germania (la sede è a Bottrop) è peraltro già stato avviato un piano di riorganizzazione dell’assetto industriale della Tsr che verrà portato a termine quest’anno.

Nel Bresciano, invece, non si prevedono grandi novità. «Come si dice in questi casi - ironizza Stabiumi, sicuro di aver già fatto il possibile per migliorare efficienze e redditività dell’Alfa Acciai - restiamo in riva al fiume comodamente seduti in poltrona ad aspettare nuove opportunità». Anche se il comparto siderurgico italiano ed europeo sta vivendo un momento di fiacca, nel 2012 la Siderurgica Investimenti ha realizzato un miliardo e 455 milioni di euro di fatturato, in leggero calo (-1%) rispetto all’anno precedente.

Peggiora invece la redditività del gruppo. L’ebitda (l’utile al lordo di ammortamenti, svalutazioni, interessi e tasse) passa da 36,8 a 20,9 milioni di euro e il risultato netto evidenzia una perdita di 5,7 milioni rispetto all’utile di 3,6 milioni del 2011. Una perdita che non preoccupa più di tanto i piani alti dell’Alfa Acciai perché sconta le opere di ristrutturazione spesate nell’anno e, soprattutto, le maggiori perdite su crediti riscontrate negli ultimi dodici mesi. «Da alcuni anni - aggiunge Amato Stabiumi - facciamo da banca ai clienti e pure ai fornitori». Il gruppo siderurgico bresciano può infatti vantare un ingente patrimonio netto pari a 281 milioni che copre interamente il valore del capitale circolante (258 milioni) e che vanta un miglioramento della propria posizione finanziaria di oltre 7 milioni (da -122 a -115 milioni).

Anche la produzione realizzata dalla Siderurgica Investimenti è in linea con quella del 2011, intorno a un milione e 400mila tonnellate. L’Algeria rappresenta un importante mercato di sbocco per la società bresciana. «Senza l’Algeria - conferma Stabiumi - lavoreremmo uno o due giorni la settimana». Ma nello stesso tempo l’ad di Alfa Acciai non nasconde alcune perplessità su questo mercato: «I consumi continuano a diminuire anche lì e quindi siamo costretti a calare i prezzi, a volte vendendo sotto-costo». E a chi gli chiede se ha mai pensato di aprire uno stabilimento nel Paese africano risponde: «Per andare in Algeria ci vuole coraggio, ma alla mia età e a quella di Ettore il coraggio ha lasciato spazio alla saggezza. Preferiamo rimanere in Italia». Stabiumi e Lonati escludono anche un loro coinvolgimento nella cordata italiana interessata alla Lucchini di Piombino. «Mi auguro però - chiude Stabiumi - che questa operazione non porti un nuovo forno elettrico in Italia: sarebbe un ulteriore danno al mercato nazionale».

Erminio Bissolotti

e.bissolotti@giornaledibrescia.it

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