Al via il Vinitaly dei record con 122 bresciani

Vinitaly dei record per la Lombardia che non ha mai avuto tanti espositori alla rassegna veronese che apre domenica 25 e si chiude mercoledì 28. La nostra Regione è prima in Italia per aziende espositrici e la seconda per superficie occupata. Se si tiene conto che la Lombardia produce solo il 3% del vino nazionale (il 4,9% se ci si limita al vino con denominazione protetta) si tratta di un risultato clamoroso. E già si pone il problema di allargare gli spazi in vista dell'anno venturo quando i lombardi e i bresciani non ci staranno più (quest'anno c'era la lista d'attesa). Per accogliere le 224 firme lombarde, 122 delle quali sono bresciane, Vinitaly ha recuperato ogni centimetro del Palaexpo, dove la Franciacorta potrà proporre una raffica di degustazioni in tedesco e inglese.
Tutto magnifico? Non del tutto. La presentazione con il presidente lombardo Roberto Formigoni, l'assessore all'Agricoltura Giulio De Capitani, il presidente di Unioncamere Franco Bettoni, oltre ai vertici di Fieraverona, aveva un convitato di pietra che nessuno, in pubblico, ha osato nominare: le cantine sono cariche di vino invenduto. E non solo sono piene di vini rossi, ma persino di prestigiose bollicine. «I consorzi non lo ammetteranno mai, ci a detto una fonte autorevole, ma tutti puntano sul Vinitaly di rilancio delle vendite partendo da una situazione a dir poco drammatica». La parola magica è «internazionalizzazione» e cela, a quanto pare, non magnifiche sorti, ma qualche mal di pancia. Vendere? Ma dove? Il mercato interno è fiacco se non fermo. Per di più è permeabile a tutte le offerte purchè convenienti nel prezzo. La conquista d'Italia da parte dei vini lombardi di qualità sembra che debba arrestarsi ...sul Rubicone.
Allora si va all'estero, per amore o per forza, dove le cose vanno meglio. Una partita di vino diretta negli Usa viene pagata al momento del carico in partenza. Da noi il pagamento a 90 giorni è già una fortuna. Che la situazione sia «grigia» lo sanno bene anche i vertici regionali. L'assessore all'Agricoltura De Capitani è lieto di aver potuto dirottare 1,3 milioni di euro dal Piano di sviluppo rurale alla promozione agroalimentare. Misura vitale, come si comprende, se il quadro è questo.
La qualità per competere in compenso non manca. Formigoni ricorda che i due terzi del vino lombardo è a denominazione protetta, contro il 35% che è la media nazionale. Si è ricordato inoltre un altro asso nella manica: in Lombardia ci sono grandi rossi, vini bianchi di classe, i migliori spumanti italiani, ma anche vini da dessert. Questo mondo dà vita a 13mila aziende con migliaia di occupati. Che la sfida internazionale non sia affatto «impossibile» lo dice anche il presidente Bettoni che pure è assai preoccupato per le sorti del mondo agricolo.
Anche i Consorzi bresciani puntano sull'estero. Il presidente del Franciacorta Maurizio Zanella dice di sperarci molto proponendo appunto degustazioni mirate agli ospiti stranieri in uno spazio in fiera finalmente degno. Un dato non ufficiale sembra dargli ragione: la Franciacorta ha incrementato nel 2011 del 46% le sue vendite all'estero (circa mezzo milione di bottiglie). Anche la Lugana con il direttore Carlo Veronese punta sul consolidamento del 58% di quota export che ha già e che l'ha portata a varcare la soglia di 10 milioni di bottiglie. Il Garda va a Vinitaly con il gioiellino Chiaretto. L'ottimismo è d'obbligo.
Gianmichele Portieri
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