Economia

Agricoltura tra cinghiali, nutrie e foreste: il punto

La Regione insiste per il riavvio dell’attività venatoria. Stanziate risorse per le riserve naturali
Cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
Cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
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Agricoltura e natura un binomio che gli imprenditori agricoli hanno sempre avuto - ed hanno - molto a cuore perché alla base del lavoro quotidiano e, non dimentichiamoci, della redditività delle imprese. È però anche un confine spesso tenue e fragile dove gli equilibri possono essere sconvolti e portare ad attriti e polemiche. Qualche esempio?

I problemi che derivano dai cinghiali per le conseguenze delle razzie operate non solo nelle aziende agricole ma anche come vettori di malattie; oppure delle nutrie e delle loro gallerie sotterranee che minano la stabilità dei terreni. O l’espandersi incontrollato delle foreste nelle pianure agricole. Secondo Coldiretti nelle aree rurali dove le foreste hanno continuato a espandersi ricoprendo oltre 11 milioni di ettari nel nostro Paese, il 40% della superficie nazionale, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili. Siamo di fronte - spiega la Coldiretti - all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. Il risultato è che buona parte del territorio nazionale è particolarmente vulnerabile al dissesto idrogeologico e al rischio incendi anche per effetto dei cambiamenti climatici. Sul problema della fauna selvatica ha, invece, preso posizione Confagricoltura Brescia che, per voce del presidente Giovanni Garbelli ha sollecitato «la necessità di procedere con decisione nelle azioni di contenimento della fauna selvatica e, in modo particolare, dei cinghiali. Per questo l’organizzazione si è unita all’appello lanciato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi, perché sia nuovamente consentita in Lombardia l’attività venatoria, nonostante la classificazione come «zona rossa».

«La situazione - ha detto Garbelli - rischia di non essere più gestibile: non solo per i gravi danni alle colture agricole, ma per l’incolumità stessa dei cittadini. Inoltre i cinghiali sono un vettore del virus della peste suina africana il cui ingresso nel nostro Paese porterebbe a conseguenze nefaste per la suinicoltura. Riteniamo - afferma ancora il presidente di Confagricoltura Brescia - che la caccia, come tutte le attività individuali all’aperto, possa essere praticata in totale sicurezza e rappresenterebbe in questo momento uno strumento importante nelle politiche di gestione faunistica.

Dalla Regione. Per le riserve naturali l’ultimo provvedimento, in ordine di tempo, lo ha adottato l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Fabio Rolfi che ha stanziato oltre 800mila euro per gli enti gestori delle riserve naturali del territorio lombardo con l’obiettivo di contribuire alla tutela dell’ambiente e della biodiversità, alla salvaguardia delle risorse naturali disponibili, al mantenimento di strutture e infrastrutture presenti e al recupero di aree degradate. Per il territorio bresciano sono stati coinvolte diverse realtà, nello specifico l’indicazione della Riserva, dell’ente gestore e del contributo concesso sono stati: Piramidi di Zone (Comune di Zone, 10.115 euro); Sorgente Funtanì (Vobarno, 10.115 euro);Valli di Sant’Antonio (Corteno Golgi, 24.771,43 euro); Rocca del Sasso e parco lacuale (Manerba, 24.771,43 euro); Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo (Ente riserva naturale incisioni rupestri, 24.771,43 euro); Valle del Prato della Noce (Ersaf, 69.360 euro) e Torbiere del Sebino (Ente per la gestione delle Torbiere del Sebino, 24.771,43 euro).

Le risorse stanziate dalla Regione saranno utilizzabili per la manutenzione straordinaria e la riqualificazione del patrimonio naturale, per il ripristino di aree degradate, per la manutenzione delle sedi o centri visita per il rafforzamento delle infrastrutture. Nonché per interventi su elementi caratteristici esistenti come muretti a secco o terrazzamenti e, quindi, anche per il riequilibrio della funzionalità ecologica degli habitat. «Saranno contributi straordinari - ha detto Rolfi - che finanzieranno in maniera completa interventi di rinaturalizzazione, di conservazione della biodiversità e di sistemazione idraulico-forestale. Le riserve naturali sono luoghi dove vivono specie naturalisticamente rilevanti che intendiamo salvaguardare per la biodiversità, anche garantendo agli enti gestori gli strumenti e le risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro».

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