Economia

Agfa e Brandt, speranza per 440 lavoratori

«Sono pronto a investire. A una sola condizione...»: parla l’a.d. di Optimize che illustra il progetto industriale
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Ha il passaporto lussemburghese e quello belga, ma da due anni a questa parte è più facile rintracciarlo a Verolanuova. «Sono un sognatore appassionato del proprio lavoro, tanto da essere impegnato sette giorni su sette» si giustifica così, sforzandosi a parlare correttamente l’italiano, l’amministratore delegato della Optimize, Jean-Pierre Detrait. Nella Bassa Bresciana il manager lussemburghese di origine belga intende creare un nuovo polo industriale specializzato in quattro attività: il riciclaggio di elettrodomestici, pannelli solari e autoveicoli; l’assemblaggio di scooter elettrici, la produzione di coogeneratori e di elicotteri biposto. Stiamo parlando di un progetto da sedici milioni di euro che - secondo il business plan della Optimize - darà un’occupazione a oltre 400 lavoratori bresciani.

Monsieur Detrait, lei è uno dei pochi investitori stranieri che crede ancora nel nostro sistema produttivo. Chi glielo fa fare?

«Riconosco qualità e impegno degli italiani. Inoltre, se parliamo di affari, Brandt Italia e Agfa rappresentano delle opportunità».

Mi perdoni, faccio fatica a dare un senso alle sue parole: le aziende che ha citato, controllate da due diverse multinazionali straniere, hanno infatti cessato l’attività nel Bresciano. Per voi come possono rappresentare delle opportunità?

«Io non voglio produrre elettrodomestici come faceva Brandt a Verolanuova e tantomeno lastre grafiche come l’Agfa a Manerbio. Nel Bresciano, tra le altre cose, voglio intraprendere il business del riciclo che presenta ampi margini di sviluppo, soprattutto in Italia. Il capannone di Verolanuova della Brandt (70mila mq coperti su 118mila mq d’area), ad esempio, presenta tutte le caratteristiche necessarie per avviare un’attività di questo tipo».

Nella seconda parte del 2012, dopo la chiusura della Brandt avete iniziato la reindustrializzazione del sito di Verolanuova, a che punto siete con i lavori?

«In quella fabbrica abbiamo già investito oltre 2,5 milioni di euro (l’investimento complessivo sarà di 6,5 milioni). L’attività potrebbe partire a fine gennaio».

Perché usa il condizionale?

«Perché se entro gennaio non ci sarà un accordo con Agfa, dovremo abbandonare Verolanuova e pure i nostri ambiziosi progetti in Italia».

La chiusura dell’Agfa di Manerbio risale a quest’estate, invece l’ investimento a Verolanuova è di qualche anno fa: cosa hanno in comune questi due eventi?

«Nel 2012, io e il mio socio della Optimize abbiamo deciso di investire a Verolanuova perché vi erano delle garanzie economiche a sostenere il progetto. Con il passare del tempo, però, la Brandt Italia è andata in liquidazione e la sua holding di riferimento (la Fagor Brandt) è finita in default finanziario. Quelle garanzie di cui le parlavo prima sono dunque venute meno».

Si spieghi meglio ...

«Semplice: se ora vogliamo davvero avviare l’attività nel sito di Verolanuova con l’insegna Optiverde (società creata ad hoc dalla Optimize, ndr) siamo obbligati ad acquistare l’immobile della Brandt Italia dal fallimento Fagor. Fino a poco tempo fa, invece, ci veniva concesso in comodato d’uso dalla multinazionale francese».

Subirete quindi un sensibile aumento delle spese. A questo punto perché l’accordo con Agfa diventa fondamentale per il vostro business?

«Perché se trovassimo un accordo con il board di Agfa per l’utilizzo dello stabilimento, a Manerbio potrebbero nascere due attività complementari a quella del riciclo di Verolanuova. All’Agfa di Manerbio trasferiremmo la linea di assembleaggio degli scooter elettrici e la produzione di elicotteri a rotore di coda elettrico con il marchio Optimize».

Mi sta dicendo che considerati i cambiamenti avvenuti, l’investimento di Manerbio è alternativo a quello di Verolanuova?

«No, anzi. Si completa. Sul piatto mettiamo sedici milioni di euro di investimento e circa 440 posti di lavoro. Per far sì che questo progetto si concretizzi abbiamo però bisogno di garanzie che per il momento solo l’Agfa ci può dare».

Cosa avete chiesto, di preciso, all’Agfa?

«La possibilità di reindustrializzare il sito di Manerbio»

A che punto è la trattativa?

«Ci siamo seduti al tavolo con i manager della multinazionale belga in ottobre ed entro fine gennaio avremo una loro risposta in merito».

Lei sa che nei giorni scorsi gli ottantaquattro lavoratori dell’Agfa di Manerbio hanno bocciato il suo piano industriale, promuovendo quello presentato da Roberto Ziletti?

«Per fortuna non l’ha fatto Agfa: è quel che conta di più. Aggiungo che con l’assemblaggio di scooter elettrici e con la produzione di turbine ed elicotteri potremmo dare un futuro a quegli ottanta lavoratori di Manerbio».

Non teme ripercussioni sulle relazioni sindacali?

«Quando si arriva a sessant’anni di età non si ha più paura di niente. Presto, comunque, mi incontrerò anche con i rappresentanti delle forze sindacali coinvolte in questa partita, cercando una soluzione condivisibile».

Il sindacato italiano è il più ostico che ha mai incontrato?

«No, in Europa sono tutti uguali».

Erminio Bissolotti

e.bissolotti@giornaledibrescia.it

 

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