Addio a Ivo Fabbri, artista delle armi che vollero anche le star

Una fotografia in campo nero ne ricorda il volto sul sito aziendale e due date: 1928-2022. Sul viso il sorriso della fierezza di chi sapeva di aver fatto qualcosa di buono nella vita e parole suggestive come silenzio, passione, cuore, tecnologia e «custom made», personalizzato, che era ciò che Ivo Fabbri sapeva fare meglio per i suoi clienti.
Brescia perde un artista delle armi: Ivo Fabbri, della Fabbri di Nave, se ne è andato domenica lasciando la sua azienda-atelier e i ricordi di chi lo ha avvicinato come John Milius, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense di «Conan il barbaro» e «Un mercoledì da leoni», che sul sito aziendale aveva detto «Andiamo solo una volta attraverso la vita: perché non sparare Fabbri».
E dire che non era della Valtrompia, ma arrivava da Sant’Arcangelo di Romagna con nel sangue la cultura della precisione degli armaioli e la passione per la meccanica e l’elettronica che aveva trasmesso al figlio Tullio, con una fusione, quella tra meccanica e elettronica, che aveva portato alle nostre parti esportando poi i suoi prodotti in tutto il mondo, senza fare grandi numeri, venti fucili all’anno (numeri sempre riservatissimi), al punto che l’imprenditore aveva detto di se stesso che la sua azienda era «un laboratorio di ricerca che per sostentarsi vendeva qualche fucile»). Dentro quel «qualche» c’erano nomi importanti: un’arma uscita dal laboratorio di Nave l’hanna voluto Steve Spielberg, Tom Sellec, Eric Clapton oppure il re Juan Carlos di Spagna che nel giugno 2004 - raccontò sul Giornale di Brescia a uno tra i massimi esperti di armi bresciani - era atterrato a Montichiari accolto dall'ambasciatore per visitare lo stabilimento e farsi adattare l’arma.
Nel 2004 Ivo Fabbri aveva annunciato la realizzazione del nuovo stabilimento a Nave: per l’imprenditore era stato un altro importante salto in avanti; lui, figlio di agricoltori, ufficiale di artiglieria a Pordenone, tecnico industriale arrivano a Brescia nel 1952 all’OM di Bruno Beccaria dove incontra la futura moglie, i cui prodotti sono destinati alle star. Lascerà l’OM nel 1962 fondando con Daniele Perazzi dieci anni dopo la «Perazzi e Fabbri» da dove uscirà uno dei fucili che nel 1964 a Tokio vinceranno l’oro olimpico. L’unione Perazzi- Fabbri (due maestri dell’industria bresciana) dura fin al 1965 quando ognuno andrà per la sua strada: Perazzi in via della Musia e Fabbri in via Pasubio a Brescia, dove rimarrà fino al 1979, prima del trasferimento a Concesio dove l’azienda avrà una crescita che la porterà a diventare una boutique dei fucili da caccia, mescolando la componente artistica dell’incisione con quella industriale della tecnologia.
I funerali si terranno domai alle 14 nella basilica minore di Sant’Antonino martire di Pieve di Concesio.
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