A Brescia oltre 10mila metalmeccanici già in cassa integrazione
Per il mondo del lavoro si profila un autunno complicato. Su molte aziende spirano venti di crisi, soprattutto nella meccanica e nell’automotive, ma difficoltà non mancano nella siderurgia, nella lavorazione dei metalli e di plastica e gomma. A questi settori si aggiunge l’edilizia, in deciso rallentamento dopo la fine del periodo d’oro del 110%. Il rischio - come ricordato qualche giorno fa dall’economista Gianfranco Tosini sulle pagine del nostro giornale - è trovarsi alle porte di un inverno funestato da forti richieste di cassa integrazione, se non licenziamenti.
I numeri
Chiariamolo subito: al momento i dati di Brescia non sono allarmanti. Ma nella metalmeccanica - secondo i numeri raccolti dalla Fiom Cgil - stanno funzionando a «ritmo ridotto» 116 aziende (che hanno attivato la Cig), a queste dal 9 settembre se ne aggiungeranno altre 28, per un totale di 10.234 lavoratori temporaneamente a casa (su un totale «metalmeccanico» provinciale di circa 102.000).
A queste 144 imprese ne vanno sommate altre 8 sostenute da contratti di solidarietà, per un totale di altri 1.191 operatori. L’anno scorso, a settembre, il ricorso alla Cig aveva riguardato 129 aziende e 7.115 lavoratori, che a dicembre erano diventati 217 aziende e 10.206 lavoratori.
Sindacati preoccupati
Quanto si può rimanere sereni? «Stando a questi numeri non possiamo dire che la situazione a Brescia sia tragica - spiega il segretario della Fiom Brescia, Antonio Ghirardi - come allo stesso tempo non possiamo dire di non avere qualche preoccupazione e di non vederne in giro, considerate la forte instabilità dei mercati e l’altrettanto forte incertezza sulle direzioni che questi potranno imboccare. Ad influenzare sono le decisioni in tema di transizioni ecologica e digitale, le conseguenze su import e export per le guerre, le elezioni Usa e la crisi tedesca. I numeri sulla Cig oggi sono relativamente bassi perché sono appena finite le ferie, che fanno da paravento».
L'edilizia
Se il momento è rischioso per la metalmeccanica, lo è almeno altrettanto per altri settori strategici del «made in Brescia», come l’edilizia. «Il mattone potrebbe essere tra i più impattati per lo stop al bonus 110% - osserva il segretario Cgil, Francesco Bertoli - con prospettive tutte da verificare, che però non mancano. Al rilancio potrebbero contribuire sia gli investimenti in arrivo dal Pnrr, che la riqualificazione green delle case voluta dall’Ue. Se queste partiranno trascineranno il lavoro. Quando e come resta un’incognita».
Il reddito delle famiglie
All’origine della carenza di lavoro potrebbe esserci anche l’impoverimento delle famiglie. «I nostri salari, sommandoli al calo del potere d’acquisto, sono cresciuti dell’1,9% negli ultimi vent’anni - ricorda il segretario di Cisl Brescia, Alberto Pluda -. A zavorrare l’economia sono anche la mancanza di crescita del Pil, il lavoro nero e l’evasione fiscale, che tocca gli 80 miliardi l’anno».
Per il segretario di Uil Brescia, Mario Bailo, nel ragionamento complessivo va sottolineata la richiesta «di un piano industriale nazionale, che indichi la direzione degli investimenti e gli asset strategici da perseguire, assente nel nostro Paese da più di vent’anni».
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