Cultura

Andrea Fratellini al festival Strabilio: «Vi farò ridere con Zio Tore»

Simone Tonelli
La vittoria nel 2020 di Italia’s Got Talent gli portò fama e successo: giovedì 31 alle 21.15 si esibirà con il suo show in piazza Roma a Villanuova sul Clisi
Andrea Fratellini con zio Tore - © www.giornaledibrescia.it
Andrea Fratellini con zio Tore - © www.giornaledibrescia.it
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«Accompagnerò il mio anziano zio, che vuole dedicare una canzone di Frank Sinatra alla moglie» disse al provino di Italia’s Got Talent. «Ma non avevano capito che mio zio era un pupazzo ed io un ventriloquo». Così Andrea Fratellini, con il suo inseparabile zio Tore, stupì i giurati nel 2020 e vinse quel talent, che gli ha portato successo in tv, nei teatri e sul web.

Ma la sua vita stessa sembra un piccolo miracolo di coincidenze, che lo ha reso quello che è oggi, un artista completo che intrattiene grandi e piccoli, come farà, per la seconda volta, al festival Strabilio, dove sarà ospite dopodomani, giovedì 31 alle 21,15 con il suo show, in piazza Roma a Villanuova sul Clisi. Ingresso gratuito al Teatro Corallo in caso di maltempo.

Mago, cabarettista, cantante e ventriloquo: Andrea, com’è diventato così versatile?

«Tutto cominciò a sette anni: fui ricoverato per appendicite. Avevo il terrore degli aghi, ma un infermiere, pescando delle palline di spugna dal mio orecchio, mi distrasse e la paura passò. Così anche io volli diventare un mago e andai nelle corsie degli ospedali, dove vado ancora oggi».

E le magie continuarono anche in volo, quando lavorava come assistente per la compagnia aerea Meridiana...

«Sì, in Sardegna, dove vivevo. In quel periodo, in ospedale, incontrai una bimba autistica, al suo ultimo giorno di degenza: riusciva a parlare solo con un pupazzo che la madre aveva ricavato da una presina per la cucina. Provai anche io. E non mi sono più fermato».

Studiando ventriloquia anche negli Stati Uniti.

«Sì, in Italia non c’era molto, così, approfittando degli sconti che avevo come assistente di volo, me ne andavo alle convention in America. Lì, a “Vent Haven”, una manifestazione con 3000 ventriloqui da tutto il mondo, imparai e poi mi esibii anche come artista internazionale».

Nel frattempo nacque Zio Tore.

«Il primo personaggio fu una scimmietta dispettosa, che ancora mi accompagna per i più piccoli, poi un’infermiera mi suggerì di interpretare un medico, il dottor Tore, diventato Zio Tore, il cui viso e occhiali sono ispirati a Salvatore Piras, un comandante della compagnia per cui lavoravo. Il carattere da anziano scorbutico che “bullizza” il nipote, ovvero me, invece è un classico della ventriloquia; il bello è che, come il giullare con il re, può dire ciò che vuole in scena e diverte anche gli adulti. È diventato pure un fumetto, lo distribuiamo gratis negli ospedali. E andiamo anche nelle scuole».

Poi, per continuare la storia, la compagnia aerea fallisce e lei rischia di trovarsi laureato in lingue ma disoccupato...

«Sì, così partecipai ai laboratori di Zelig e rodai le mie battute. Diventò un lavoro a tempo pieno. In seguito mia moglie, sentendomi intonare Sinatra sotto la doccia, mi invitò a buttarmi nel canto. E arrivò Italia’s Got Talent. Ora come risultato mia figlia Giada, di 6 anni, parla di più col pupazzo che con me. A lui racconta anche le marachelle».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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