Cultura

Verdena stasera a Festa Radio: «Cerchiamo la magia nelle nostre vite»

Il trio bergamasco approda in via Serenissima, preceduto dai Sick Tamburo, per una serata spumeggiante
I bergamaschi Verdena
I bergamaschi Verdena
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I redivivi e vitalissimi Verdena, preceduti dai Sick Tamburo, sono garanzia di una serata spumeggiante all’insegna del rock alternativo e sperimentale. Ma la giornata all’ombra del Gatto Nero - dove l’ingresso è con sottoscrizione di 20 euro, a partire dalle 19 - offre tanto altro.

Si comincia in Libreria, dove alle 19.30 verrà presentato il romanzo «Buio padre» di Michele Vaccari (Marsilio, 2023), storia di formazione dalle sfumature dark e metafisiche; alle 23.55, Giacomo Corticelli racconta invece il suo viaggio in bicicletta sulla rotta migratoria balcanica, che diventerà un documentario radiofonico, da settembre 2023 in onda su Radio Onda d’Urto. Allo Spazio Dibattiti, alle 19.30, c’è invece «R o m p e t e l e r i g h e. Il Museo è ancora il luogo di coagulo dell’arte? Come si lega alla città? L’arte è ancora rivoluzionaria o si vende al mercato?», incontro con l’arch. Giovanni Cigognetti, il curatore di mostre Davide Dotti e il gallerista Massimo Minini. Allo Spazio Bambin*, alle 21, va in scena il laboratorio «Tra le stelle: il sistema solare e il razzo volante!», curato da Elena di Siamo Gatti.

Ancora fiumi di musica, dalle 23.45, al Chiringuito (Giuditta + dj set by dj Franco), alla Tenda Blu (Hearts Apart + dj set by Uccellini Uccellacci), al Patchanka (dj set by Astroboy).

Presenza carismatica del rock nazionale, i bergamaschi Verdena (Alberto Ferrari a voce e chitarra; suo fratello Luca alla batteria, Roberta Sammarelli al basso) sono tornati alla ribalta nel 2022, con un doppio progetto: «America Latina» - raccolta di brani strumentali, composti per la colonna sonora dell’omonimo film dei fratelli D’Innocenzo e il loro ottavo album di inediti - e «Volevo Magia», miglior disco dell’anno nei referendum di testate specializzate quali Rockol.it e Rolling Stone. Il secondo è un album composto da tredici tracce, in cui ci sono tutti i tratti distintivi della band da «Requiem» (2007) in poi, tra post rock, cacofonia, stoner, testi schizzati e variazioni imprevedibili di registro. Sarà il cuore di una scaletta che integrerà «una selezione di brani più vecchi che - argomentano i Verdena - ancora ci piace suonare».

Il titolo del disco è curioso...

È nato quasi alla fine e ci è piaciuto, perché offriva un senso a tutti gli altri brani, racchiudeva l’atmosfera generale del disco. Dà l’idea di ricerca di qualsiasi magia... Non ce n’è più tanta in nessun posto e ricorda il lamento di un bambino, «volevo magia» come «volevo una caramella»... ma la magia forse oggi non c’è più, quindi il verbo è al passato.

Quale genesi ha avuto?

È stato lavorato in due momenti: il primo tra il 2017 e il 2019 e il secondo dopo il lockdown del 2020. È un disco lungo, come tempi di composizione e di ascolto. Quello che è finito nell’album è la scrematura di tanto altro, ed è figlia anch’essa del tempo.

Ci sono tutti gli stilemi della vostra musica (la psichedelia, i falsetti, i cori, la musica che fagocita la voce, perfino i riferimenti beatlesiani), ma alla fine sembra suonare come qualcosa di nuovo. È così?

Il cambiamento musicale ci viene naturale, perché quando creiamo brani molto simili a qualcosa di nostro già fatto, non ci piace. La parola chiave è stata spontaneità: volevamo che i brani fossero semplici e arrivassero in modo diretto a chi ascolta.

La magia è un’aspirazione anche per il quotidiano?

Cerchiamo la magia nelle nostre vite, che può arrivare improvvisamente, anche quando sali sul palco, suoni e funziona tutto. Di solito scatta quando ti senti al posto giusto nel momento giusto.

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