Cultura

«Venus in furs», Warhol, la Factory e un sogno

Online raccolta fondi per uno spettacolo ispirato alla Factory di Warhol con la direzione di Gerard Malanga, che fu suo assistente.
Il video di presentazione di Venus in furs e del crowdfunding
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Un’idea nata ascoltando un vecchio disco dei Velvet Underground, a pochi giorni dalla morte di Lou Reed. Il clima rievocato da quelle note ha riportato il pensiero di un gruppo di amici - scenografi, manager dello spettacolo, videomaker e attori, tra i quali il bresciano Attilio Reinhardt (questo il nom de plume del già ambasciatore italiano del burlesque) - a lanciarsi in un’impresa ardita quanto unica nel suo genere. Ridare vita a una delle produzioni artistiche più singolari della seconda metà del ’900.
 
Quello spettacolo che Andy Warhol e la sua Factory proposero in poche repliche tra il ’66 e il ’67 sotto il nome di «Exploding Plastic Inevitable» (E.P.I.), metà happening, metà concerto. Così esclusiva fu la platea che potè assistere allo show, che dello stesso esistono pochi documenti filmati e fotografie. Come ricostruire l’atmosfera che si respirò durante quelle esibizioni negli ambienti divenuti leggendari dei loft newyorkesi in cui si esprimeva l’adrenalinica esperienza artistica della Factory? Unica soluzione l’incontro con la sola persona ancora in vita che prese parte all’Epi: Gerard Malanga, poeta, fotografo, attore e videomaker, più noto per essere stato assistente e manager di Warhol.
 
L’artista americano ha accolto con entusiasmo l’idea di produrre insieme uno show ispirato all’Epi intitolato «Gerard Malanga’s Venus in Furs», sotto la sua stessa direzione artistica. In poche settimane la sfida è rimbalzata in rete, dove Reinhardt, Mosconi e gli altri componenti della produzione hanno lanciato un «crowdfunding», una raccolta fondi per realizzare l’impresa artistica nel rispetto della filosofia di indipendenza che fu della Factory. La cifra necessaria è di 230mila dollari.

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