Unicatt, è uscito il primo volume delle «Raccolte storiche»

Elisabetta Nicoli
Presentato all’Università Cattolica di Brescia il primo quaderno dedicato al tema dei testi scolastici, curato dal Centro di documentazione e ricerca dell’Università Cattolica di Brescia
Una presentazione in Sala della Gloria
Una presentazione in Sala della Gloria
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«Il mio paese, qualunque sia,/è tutta Italia la patria mia»: la filastrocca destinata alle letture dei bambini dell’Italia da poco unita riporta alla via privilegiata dell’educazione, nel grande compito che si era dato il Paese per l’unificazione effettiva, tra divisioni storiche e analfabetismo diffuso.

Apre un’inconsueta e basilare prospettiva d’indagine, attraverso i testi di scuola, il primo quaderno di «Raccolte storiche», a cura del Centro di documentazione e ricerca dell’Università Cattolica di Brescia: «È tutta Italia la Patria mia. Libri scolastici e altre testimonianze di scuola (1860-1960)». L’antica e indicativa poesiola che dà titolo al libro (Ronzani Editore, 352 pagine, 28 euro) presentato nella sala della Gloria della sede di via Trieste emerge dalla mole di documentazione raccolta da Rossella Coarelli: il suo lavoro di appassionata ai libri e alla pedagogia attribuisce un ruolo appropriato a un materiale storico poco considerato ma ricco di potenzialità.

I libri scolastici

Accantonati al termine delle lezioni, buttati al macero senza tanti pensieri, i libri scolastici sono «materiale minore» anche per le biblioteche e perciò raro, ma in realtà prezioso. Del loro potere formativo nella società in evoluzione ci parla la rilettura dei primi cent’anni della nostra storia da quest’angolo di visuale.

Un catalogo di 600 volumi (tra cui un centinaio di pubblicazioni di didattica e pedagogia e letteratura per ragazzi) si trova in appendice, con una galleria d’immagini scelte. Il reperimento non è stato facile, da parte dell’autrice che ha donato la raccolta al Centro di documentazione e ricerca.

I temi

In collegamento da Milano (a causa dello sciopero dei treni) ha ripercorso i temi in evidenza nella rilettura dei testi, secondo le scansioni temporali: l’impegno per la costruzione dell’identità nazionale tra Ottocento e Novecento, con la questione della lingua, il desiderio di formare una morale laica, l’educazione all’igiene. Il libro diventa strumento di giustificazione durante la guerra e di propaganda durante il fascismo. È un mezzo di formazione alla democrazia a libertà conquistata. In ogni tempo, «nutre l’immaginario infantile».

«Troviamo in questi testi tutto quello che è stato espresso nel momento storico dalla società», ha rilevato il professor David Salomoni, insegnante di Storia della pedagogia all’Università di Siena, dopo il saluto del direttore di sede Giovanni Panzeri e gli interventi introduttivi del preside della facoltà di Lettere e filosofia Andrea Canova e del condirettore della collana Francesco Rognoni.

Tra il 1860 e il 1910, l’Italia liberale aveva come temi in evidenza l’alfabetizzazione, il raggiungimento delle periferie rurali, l’insegnamento della religione nel conflitto Stato/Chiesa. Emerge il ruolo delle maestre durante la guerra, ma si torna ad esaltare modelli femminili della tradizione durante il fascismo. L’educazione civica del dopoguerra è «un punto d’arrivo e un inizio. Nei libri c’è il riflesso di una cultura e questi temi ci interrogano», ha osservato Salomoni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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