Cultura

«Unfitting», il corto con Fabio Volo contro il body shaming

È il debutto alla regia di Giovanna Mezzogiorno che si ispira anche alla sua storia. Sul set anche Ambra Angiolini
Fabio Volo nel film
Fabio Volo nel film
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Uno scambio come «Abbiamo un problema, sei grassa», detto da un produttore, impersonato dal bresciano Fabio Volo, a una famosa attrice (Carolina Crescentini), bersaglio di body shaming, che ribatte «Ma io sono brava», e lui sferzante: «Non ce ne frega un c..zo». È un esempio della ferocia raccontata in «Unfitting», il corto con cui debutta alla regia Giovanna Mezzogiorno, che si ispira anche a colpi di (auto)ironia, alla propria vicenda: l’essersi ritrovata negli ultimi anni per via dell’aumento di peso durante la gravidanza, vittima di rifiuti sul lavoro, commenti impietosi, voci (compresa quella di essere malata), insulti, risatine, nel mondo del cinema, dei media, sui social network.

Il film breve, prodotto da One More Pictures in collaborazione con «Grazia» (l’idea viene dalla direttrice del magazine, Silvia Grilli) e Bulgari, ha debuttato in Special Screenings alla Festa del Cinema di Roma. Fra gli interpreti per il microcosmo lavorativo dell’attrice nella storia anche Ambra Angiolini (nei panni di una regista), Marco Bonini, Massimiliano Caiazzo e l’agente Moira Mazzantini (che fa se stessa).

Il body shaming «è una questione di cui si chiacchiera tanto, ma non viene mai realmente raccontato quanto possa essere grave per una persona» spiega in conferenza stampa Giovanna Mezzogiorno, che dimostra uno sguardo registico forte: «Non pretendo di cambiare le cose con il corto, anche perché questi atteggiamenti appartengono a una cultura millenaria...». Tuttavia, gli attacchi al fisico «possono essere devastanti in fase adolescenziale, tanto da indurre a gesti gravi. A me è successo in un’altra età e posso dire che fa male comunque, fa male sempre».

L’attrice ricorda: «Ho preso 20 chili durante la gravidanza dei miei due gemelli. Poi, è pure un alibi: sono stata grassa 10 anni anche per pigrizia, perché ho fatto più vita casalinga che lavorativa, era più facile andare a svuotare il frigo. Bisogna essere onesti». Detto ciò, «che questo diventi un’arma degli altri per offendere, denigrare, ricamare leggende su una mia malattia... Sono cose gravi da dire, possono rovinare la vita di una persona». Quello che «si viene a creare è qualcosa di allucinante. Ci vuole molta resistenza e si vivono varie fasi. Prima c’è lo sbigottimento, poi bisogna capire cosa sia successo e alla fine bisogna saperne ridere».

Anche Carolina Crescentini vive nella sua vita di attrice «lo stesso bullismo. Porto una taglia 42, e mi sento dire a volte "dovresti perdere un po’ di peso" per un abito che voglio usare. Non si valuta nemmeno di adattare l’abito. Io penso di avere un buon carattere, mi prendo in giro ed è la mia difesa, ma fa molto male. È una continua, costante mancanza di rispetto e di educazione». 

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