Cultura

Una formella in ceramica per il Cammino di Santa Giulia

Svelato il simbolo caratterizzante gli edifici significativi del percorso: è stato posizionato all’ingresso del Museo di Santa Giulia
  • La piastrella del Cammino di Santa Giulia
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Da ieri anche il Museo di Santa Giulia riporta il «segno» che caratterizza gli edifici del Cammino di Santa Giulia. Una formella in ceramica, realizzata dall’artista Cesare Monaco e collocata all’ingresso del Museo di Santa Giulia il 18 dicembre, data in cui le monache della comunità religiosa in cui era badessa Anselperga, figlia di re Desiderio, solevano celebrare la traslazione delle reliquie della Santa.

La piastrella, che raffigura al centro una colomba bianca, è stata svelata per iniziativa del Comune e Fondazione Brescia Musei con associazione Cammino di Santa Giulia Aps, a sancire la tappa bresciana del lungo itinerario che parte dalla Corsica ed è costellato dalle tante testimonianze della martire Giulia.

Un cammino forse ancora poco conosciuto dai bresciani, ma che l’omonima associazione, con sede a Livorno, ha avviato da anni in un’ottica di sviluppo degli aspetti storici, devozionali ed anche naturalistici e paesaggistici. Ad avvalorare l’idea che il patrimonio culturale sia «sempre più un’entità di rete piuttosto che una monade», ha sottolineato il direttore di Brescia Musei Stefano Karadjov, intervenuto col presidente del Consiglio comunale Roberto Rossini ed Elisa Biasin del Cammino di Santa Giulia nella cerimonia che ha preceduto il convegno a tema.

Il culto

La traslazione del corpus della Santa, dalla livornese isola della Gorgona a Brescia, era stata voluta nel 762 o 763 dalla moglie di Desiderio, Ansa, la quale fece costruire una cripta ad hoc. Successivamente, le reliquie furono oggetto di vari trasferimenti per approdare infine, nel 1969, nella chiesa di Santa Giulia del villaggio Prealpino. Ma come mai la potente famiglia di regnanti longobardi scelse «una santa allora sconosciuta»?

«Desiderio - spiega l’agiografo Gianni Bergamaschi - era stato inviato nel 756 da Astolfo, suo predecessore, in Tuscia e a Lucca e lì aveva conosciuto il culto della Santa, venerata fin dall’inizio dell’ottavo secolo. La mia ipotesi è che, con questo atto, intendesse marcare una distanza dalla tradizione germanica».

L’arrivo delle reliquie comportava necessariamente una nuova sistemazione della basilica desideriana. Lo rileva Francesca Morandini, che cita al riguardo gli studi di Gian Pietro Brogiolo e del suo team di archeologi e storici dell’arte: «Vi era sotteso un significato ideologico di enorme valenza, in quanto il re e la regina che si erano spesi per recuperare i resti sacri e trasportarli a Brescia, ricevevano di riverbero una grande autorevolezza. Si tratta di una svolta enorme: Santa Giulia diventa luogo di culto privilegiato».

Il monastero femminile bresciano ricoprì in epoca medievale un ruolo prioritario e - l’ha ricordato Giambattista Muzzi, presidente dell’associazione Longobard Ways Across Europe - dal 2011 il complesso monumentale di San Salvatore - Santa Giulia è iscritto nella lista Unesco del sito seriale «I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568 – 774 d.C.)».

Il percorso

Il Cammino di Santa Giulia, lo illustrano per l’associazione il vicepresidente Carlo Picchietti ed Elena Capoani, ha carattere evocativo, senza la pretesa di replicare alla lettera gli eventi storici: è inserito nel progetto «LinC- Lombardia in Cammino tra reale e digitale» realizzato con il sostegno di Ue e Regione Lombardia, per la quale è intervenuta da remoto Monica Abbiati della Direzione Cultura, che riveste un ruolo strategico anche per la promozione del turismo lombardo.

Il percorso complessivo attraversa due nazioni (Francia, Italia) e nel tratto italiano, da Livorno a Brescia, in 28 tappe giornaliere per un totale di 467 km, porta il pellegrino moderno alla scoperta di tre regioni (Toscana, Emilia Romagna, Lombardia), 8 province e 67 comuni. Una «leggenda di mare, montagna e pianura», che, soltanto sul territorio lombardo, comporta 10 tappe, toccando tre province (Brescia, Cremona, Mantova), due parchi fluviali e un parco agricolo e che - soprattutto dopo la pandemia - vede un numero crescente di pellegrini-camminatori in cerca di risposte di senso e di una dimensione più autentica dell’esistenza.

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