Cultura

Truccatrice bresciana dai camerini alle Olimpiadi

Bruna Calvaresi ricorda gli attori e registi con cui ha lavorato: «Ma la Melato era speciale, venne anche alle mie nozze».
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Mariangela Melato era una prima attrice nell’anima. Indomita, indipendente. Persino quando doveva decidere che volto, e che acconciatura, avrebbe avuto sul palcoscenico. Eppure, da donna intelligente quale era, sapeva quando era meglio affidarsi a mani esperte. Quelle di Bruna Calvaresi truccatrice teatrale per la Melato, sono state il riferimento, dietro le quinte - per trucco e tutto ciò che serve a plasmare l’attore sul personaggio - nell’ultimo quindicennio della vita professionale della grande attrice scomparsa un anno fa. Romana di nascita e bresciana d’adozione, per lavoro - inizia a collaborare con il Ctb grazie a uno spettacolo di Massimo Castri, «Il gioco dell’amore e del caso», da un testo di Marivaux - e per amore (al Centro teatrale bresciano conosce il marito Cesare Agoni, attuale direttore tecnico del Teatro Sociale), la Calvaresi nei camerini ha conosciuto interpreti e registi di grande levatura. «Ho lavorato con Ronconi e Castri, con attrici come Elisabetta Pozzi, Annamaria Guarnieri, Maddalena Crippa».

Tra pochi giorni volerà in Russia: è stata chiamata a fare da supervisore, per il trucco degli artisti, nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Sochi, il 23 febbraio, e per quelle di apertura e chiusura delle Paralimpiadi, che si svolgeranno sempre nella località sul Mar Nero dal 7 al 16 marzo.

Con la Melato, l’incontro avvenne una quindicina di anni fa. «Era la protagonista dello spettacolo di un regista argentino. Lei, che di solito si truccava e acconciava da sola, aveva un problema con una pettinatura. Io glielo risolsi». Nasce un connubio professionale e un’amicizia: «È venuta al mio matrimonio. Ho scoperto di aspettare mia figlia Marta proprio mentre lavoravo con lei. E a tre mesi mia figlia era già dietro le quinte del teatro, quando ripresi la tournée dello spettacolo per cui ero impegnata con Mariangela». Era al suo fianco pure in «Nora alla prova», regia di Luca Ronconi, in cui la Melato si era calata nei panni della protagonista del dramma di Ibsen, «Casa di bambola», per una produzione del Teatro Stabile di Genova. Suo alter ego in scena era un’altra bresciana, l’attrice Barbara Moselli.

Con lo Stabile genovese la Calvaresi ha un rapporto privilegiato. Ha lavorato con diversi teatri - Torino, Roma, Parma, Marche, il nostro Ctb - ed è stata in Europa e Giappone (per il Rossini Opera Festival di Pesaro), ma con Genova coltiva una "liason" professionale più stretta. Ha appena finito di fare la spola con la città ligure per un’altra produzione dello Stabile genovese, il «Tartufo» di Molière diretto da Marco Sciaccaluga con Eros Pagni e Tullio Solenghi.

L’ente genovese è stato un amore di gioventù. Aveva 22 anni, Bruna - che a Roma ha frequentato la scuola d’arte - e lavorava per un laboratorio di effetti speciali e maschere teatrali, quando firmò la sua prima scrittura. Era il «Tito Andronico» di Shakespeare, regia di Peter Stein; committenti, lo Stabile di Genova con l’Università La Sapienza. «Mi scritturarono come truccatrice». In quel «Tito Andronico» c’era pure un giovanissimo Luca Zingaretti. Da allora, la Calvaresi, non ha più abbandonato i camerini teatrali. Dalla tv, per cui ha lavorato, dice di essere «fuggita presto». Meglio il teatro. «Con i tecnici, gli attori ti svegli, fai colazione... Gli attori sono prima di tutto persone. Cercano anche sicurezza. Devi ascoltarli, talvolta anche redarguirli».

Paola Gregorio

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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