Cultura

Tra Brescia, Milano e New York: il ritorno di Biagio Antonacci

Il quindicesimo album di Biagio contiene canzoni registrate in luoghi diversi, da New York a Brescia, e incentrate sulle persone comuni
Biagio Antonacci - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Biagio Antonacci - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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S'intitola «Chiaramente visibili dallo spazio» il nuovo album di Biagio Antonacci, uscito nei giorni scorsi. Il quindicesimo capitolo discografico dell'ex ragazzo di Rozzano che faceva il geometra e voleva cantare le sue canzoni, è composto da un totale di dodici canzoni nate e registrate in luoghi diversi, da New York a Brescia, da Bologna a Milano

«Ho pensato ad una grande lente, in alto nello spazio - ha spiegato Antonacci - attraverso la quale qualcuno o qualcosa ci osserva e vede i nostri pregi e anche i nostri difetti. A mio avviso vede più cose belle». 

Anticipato dall'uscita del singolo «Ci siamo capiti male», l'album al completo è frutto anche della collaborazione tra Antonacci e un nutrito gruppo di musicisti, tra i quali anche il percussionista brasiliano Mauro Refosco (già sentito al lavoro con David Byrne e Red Hot Chili Peppers), il bassista Spencer Zahn e i chitarristi Massimo Varini e Placido Salamone, oltre all'orchestra dell'EdoDea Ensemble

«Negli anni - ha raccontato Antonacci - ho cercato di rispettare sempre i sogni di quel ragazzo di Rozzano che voleva fare il suo primo disco. Mai avrei pensato di arrivare a scrivere quindici album da studio e nemmeno di poter continuare negli anni ha suscitare interesse. Ho sempre gli occhi di quel ragazzino e ogni volta mi sento come se dovessi dimostrare qualcosa, non agli altri ma a me stesso». 

Alle canzoni che compongono la scaletta dell'album che va da «L'amore muore» fino a «Una brava persona», passando attraverso «Beata te», «Parigi sei tu» con la voce campionata di Edith Piaf, «Non è così sbagliato dirsi ciao», «La vanità» e le altre, si e messo al lavoro in veste di produttore anche Taketo Gohara

«Mi piace da sempre raccontare le storie semplici - ha raccontato il cantautore milanese - così come delle difficoltà di comunicazione. Canto delle persone comuni, che sono i veri eroi. Arrivo dalla periferia e da una famiglia che ha fatto fatica. Ho vissuto il cantiere come geometra per otto anni e conosco il valore dei soldi, perché prima non ne ho avuti». 

Al prossimo tour Antonacci non ha invece ancora pensato: «Accetto consigli - ha detto lui -, perché dal vivo ho provato già tutto. Arrivo da un recente tour molto pop con Laura (Pausini) e forse la prossima direzione che prenderò potrebbe essere più minimalista. Magari sarà la volta dei teatri, perché ho voglia di presentarmi da solo con la chitarra e il pianoforte». 

 

 

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