Cultura

Tiziana Tagliani e la sua arpa, storia di una musicista bresciana in concerto per l'Europa

Da quasi venticinque anni percorre chilometri con il suo adorato (e ingombrante) strumento a 47 corde
Tiziana Tagliani - © www.giornaledibrescia.it
Tiziana Tagliani - © www.giornaledibrescia.it
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Contessa del suono, nata dai campi e dalle officine (figlia di un dellese e di una lumezzanese), come nel brano omonimo di Paolo Pietrangeli. Ma, per orizzonte, il mondo.
Tiziana Tagliani da quasi venticinque anni percorre l’Europa con il suo adorato (e ingombrante) strumento a 47 corde. In questi giorni ha vinto il concorso per arpa solista dell’Orchestra Sinfonica del Gran Teatre del Liceu di Barcellona.

Non fatevi ingannare dal suo dolce profilo muliebre: al pari dell’arpa, è capace di gelidi furori, di taglienti staffilate, di spietata lucidità. «Mi sono formata al “Marenzio” nella classe della grande Anna Loro» racconta Tagliani: «Sono stata poi al Royal Northern College of Music di Manchester e a Londra; ha suonato con l’orchestra sinfonica di Aalborg (Danimarca) e con quella del teatro di Altemburg–Gera (Germania); ho girovagato in molte formazioni europee (Bbc Philharmonic, Mahler Chamber Orchestra, Chamber Orchestra of Europe), collaborando con mostri sacri come Claudio Abbado, Pierre Boulez, Lorin Maazel, Nikolaus Harnoncourt, Daniele Gatti, Riccardo Frizza, Gustavo Dudamel. Da vent’anni vivo e suono in Spagna. Mi sono sposata con il trombonista valenciano Daniel Perpiñán. Parlo italiano, spagnolo, inglese, catalano; e... dialetto bresciano, ovviamente. Sono innamorata del suono orchestrale, di quel modo di vivere e di condividere la musica».

Cosa ricorda dei grandi maestri con i quali ha suonato?

Ognuno mi ha regalato qualcosa. Quando eseguo con altri direttori un brano già studiato con loro, non posso fare a meno di ritornare ai loro insegnamenti, che mi hanno marchiato per sempre. Ripenso spesso alla limpidissima follia di Harnoncourt: cercava (e otteneva) da ogni strumento suoni speciali, colori inauditi, percorsi innovativi; in “Carmen” mi chiese perfino di fare dei pizzicati con una moneta da un euro. Mi ha insegnato a rischiare.

E tra le esperienze più recenti?

Sono particolarmente legata a Riccardo Frizza (altro bresciano, ndr). Con lui lavoro benissimo, mi vuole bene, possiede una speciale sensibilità che trovo in totale sintonia col mio sentire. Nomino pure la mitica Anna Loro: didatta tanto severa quanto valente.

Come si è svolto il concorso che ha appena vinto?

Dopo una preselezione fra quaranta partecipanti internazionali, ne hanno scelti venti; con un’ulteriore scrematura sono scesi a sei; infine abbiamo suonato dietro una tenda, per garanzia d’imparzialità. Naturalmente ero sotto pressione; mi sono tornate in mente le parole di Harnoncourt: «Dai tutto, buttati, rischia». L’arte non è avventura da uomini tiepidi.

Tornerà a suonare in Italia?

Sì, a breve sarò in tournée con Les Musiciens du Prince, ensemble d’elezione di Cecilia Bartoli. 

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